Dopo oltre trent’anni di battaglie satiriche, veline, stacchetti e tapiri d’oro, Striscia la Notizia si prepara a voltare pagina. Il cambiamento – definito “evoluzione strategica” dall’ad di Mediaset Pier Silvio Berlusconi – non è solo un ritocco cosmetico, ma il primo passo di una trasformazione più ampia che coinvolgerà tutto l’universo Mediaset. In cima alla lista delle priorità, c’è proprio il notiziario satirico ideato da Antonio Ricci, un pilastro della tv generalista che ora si trova al centro di una sfida delicata: rinnovarsi senza snaturarsi.
L’annuncio ufficiale è arrivato nei giorni scorsi, con tempismo perfetto rispetto alla pausa estiva del palinsesto. Berlusconi ha parlato di un progetto condiviso con Ricci, specificando che Striscia tornerà a novembre “in una nuova veste”. Un modo elegante per dire che nulla sarà lasciato al caso: dalla scenografia al ritmo, dal tono dei servizi alla formula di conduzione, tutto potrebbe cambiare. Eppure, la parola d’ordine resta “coerenza”: nessuna rivoluzione iconoclasta, piuttosto un lifting ben studiato per tenere il passo con il presente.
In effetti, per quanto ancora seguitissima, Striscia negli ultimi anni ha mostrato i segni del tempo. Gli ascolti reggono, ma il mondo della tv è cambiato, così come il modo in cui il pubblico si informa, si diverte e commenta. La satira non vive più solo in prima serata su Canale 5, ma galoppa veloce sui social, si ibrida con la stand-up comedy, flirta con il giornalismo d’inchiesta e sfida il politicamente corretto. Era inevitabile che anche un colosso come Striscia dovesse adeguarsi.
Pier Silvio Berlusconi, dal canto suo, sta giocando d’anticipo. La programmazione estiva di Canale 5 è stata costruita come un laboratorio a cielo aperto: due titoli storici, La Ruota della Fortuna e Sarabanda, torneranno in versione aggiornata, con conduzioni pop e un look pensato per i social. Il primo a scendere in campo sarà Gerry Scotti, dal 14 luglio, con una Ruota ripensata nei ritmi e con l’aggiunta di una band dal vivo. Una settimana dopo toccherà a Enrico Papi, che riporterà Sarabanda sul piccolo schermo in una veste “non vip”, recuperando le sfide iconiche del passato ma rimescolandole con linguaggi e tempi compatibili con TikTok e Instagram.
Questo doppio esperimento servirà da banco di prova per misurare l’appetito del pubblico verso i classici remixati, ma anche per testare format capaci di parlare a due generazioni contemporaneamente: quella della nostalgia e quella degli algoritmi. Se il riscontro sarà positivo, allora Striscia potrà procedere con il proprio rinnovamento forte di un segnale chiaro: il pubblico è pronto a vedere qualcosa di diverso, purché riconoscibile.
E qui entra in gioco Antonio Ricci, mente geniale e spesso inflessibile, che ha sempre difeso la sua creatura con ferocia e ironia. Il fatto che sia in “totale sintonia” con la direzione Mediaset lascia intendere che il restyling non sarà calato dall’alto, ma concertato con chi Striscia l’ha ideata, scritta e protetta per oltre tre decenni. Un modo per garantire che, pur con un trucco nuovo, l’anima del programma resti intatta.
Ma quali potrebbero essere le novità? Le indiscrezioni parlano di una nuova scenografia, un ritmo più serrato, più spazio a rubriche leggere e meno alla politica, una revisione della formula del doppio conduttore – forse con rotazioni più frequenti – e un utilizzo più strategico del web e delle piattaforme digitali per amplificare i contenuti.
Per ora, tutto resta avvolto dal riserbo. Ma una cosa è certa: Striscia la Notizia non è pronta a farsi da parte, anzi, si prepara a dimostrare che un format storico può ancora essere rilevante, se ha il coraggio di mettersi in discussione. A novembre si vedranno i frutti della “cura Berlusconi‐Ricci”. E stavolta, più che il Tapiro, a tremare potrebbero essere le poltrone di chi sottovaluta il potere dell’evoluzione.