Il taglio al Fondo Cinema è reale e va colmato. A dirlo è la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, che in un’intervista al Corriere della Sera ammette la riduzione delle risorse e rilancia: “Il fondo va riportato almeno a 700 milioni”. Oggi, dopo i correttivi introdotti dal Ministero dell’Economia, ne restano circa 550 milioni: risorse che non riguardano solo il tax credit, ma anche sale cinematografiche, Festival di Venezia, progetti per le scuole e Centro Sperimentale di Cinematografia.
Secondo Borgonzoni, il taglio non è stato “della metà”, come sostiene l’opposizione, ma riconosce: “La riduzione c’è stata e, secondo me, va recuperata”. La sottosegretaria rivendica di aver già bloccato “storture e furbizie” nella gestione degli incentivi, soprattutto le fatturazioni a cascata, ma assicura che la partita non è chiusa: “Con Giuli stiamo cercando fondi in altri capitoli. Poi ci sarà l’assestamento: il fondo può essere rifinanziato”.
Tagli cinema, il nodo del tax credit
Il governo sta valutando come rimodulare le aliquote:
- Tax credit al 40% per le produzioni straniere: ridurlo rischierebbe, secondo Borgonzoni, di “perdere grandi investimenti e indebolire l’indotto, a partire da Cinecittà”.
- Incentivi per i film italiani: l’ipotesi è tornare ai livelli pre-Covid (30%), ma senza tagli drastici che danneggerebbero anche Rai, costretta a ridurre numero e qualità delle produzioni.
L’affondo del Movimento 5 Stelle
Se Borgonzoni chiede collaborazione, il M5S ribatte: “Bene, allora si parta dai fatti”. Il deputato Gaetano Amato attacca: “La sottosegretaria è ricomparsa dopo due anni per chiedere aiuto. Se vuole davvero collaborare sostenga la nostra proposta di legge che riduce i costi senza tagliare lavoro e qualità. E dica a Giuli di convocare un tavolo con le opposizioni”. Amato critica l’approccio del governo, accusando il Mic di aver gestito il settore “con scarsa competenza” e sottolinea che l’auspicata collaborazione deve essere concreta: “Niente più incarichi agli amici degli amici”.
Tagli cinema, una battaglia politica che si intreccia con il futuro dell’industria culturale
Il cinema italiano oggi vale 10 miliardi di produzione complessiva, oltre 200.000 posti di lavoro, un ruolo strategico per identità culturale e soft power nazionale. Il dibattito sul finanziamento pubblico incrocia dunque anche la capacità dell’Italia di restare competitiva sui set internazionali e di sostenere le proprie storie. La discussione ora si sposta in Parlamento, dove maggioranza e opposizioni si preparano a una partita cruciale: rifinanziare o ridisegnare il sistema degli incentivi. Per capire se a vincere sarà la logica dell’investimento strategico o quella della spending review.







