Trump e Musk, c’eravamo tanto odiati: i ritratti

Elon Musk ha ragione. Donald Trump ha ragione. E naturalmente, nessuno dei due ha torto. Sarebbe impossibile: sono entrambi così pieni di sé da riempire l’universo conosciuto — e anche un paio di galassie di riserva. Quando due ego di queste dimensioni entrano in collisione, c’è da temere per l’integrità dello spazio-tempo. Ma tranquilli: si limitano a litigare su X, l’ex Twitter, oggi tribunale intergalattico dei rancori mascherati da opinioni.

È iniziata come una schermaglia digitale e si è trasformata in una guerra termonucleare verbale. Musk ha detto che Trump è “troppo vecchio, troppo vendicativo, troppo vintage”. Trump ha risposto che Musk è un “genio fallito”, un “falso libertario”, e soprattutto “un ingrato”, perché senza i suoi incentivi fiscali l’uomo razzo starebbe ancora vendendo batterie per zanzariere.

E qui sta il bello: entrambi hanno ragione.

Musk ha ragione a dire che Trump è un problema per la democrazia, o quel che ne resta dopo la sua prima presidenza. Trump ha ragione a dire che Musk è un prodotto del sistema che lui stesso ha contribuito a sabotare, un campione della meritocrazia a condizione che il merito sia sussidiato.

È un duello epico tra l’uomo più potente del pianeta e l’uomo che vorrebbe colonizzarne un altro. Il primo sogna di riportare l’America agli anni ’50, il secondo di portare l’umanità su Marte per sfuggire alle conseguenze. Due visioni del futuro, entrambe terrificanti.

Intanto, la comunità internazionale è in allarme. Il Vaticano si è offerto come mediatore: Papa Leone XIV ha chiesto “una pausa spirituale tra un insulto e l’altro”, proponendo un incontro a porte chiuse con liturgia facoltativa e Wi-Fi disattivato. Anche la Turchia si è detta disponibile, con Erdogan pronto a ospitare i due contendenti in una delle sue sale dorate, “purché non tocchino i droni”.

Ma la frase più lucida è arrivata da Zelensky, che ha commentato l’affaire con tono seccato: “Sembrano due bambini capricciosi che vogliono avere ragione entrambi. Meglio lasciarli litigare ancora un po’. Magari si stancano.”

Nel frattempo, la loro lite accende i cuori dei rispettivi fan: trumpiani e muschiani, uniti solo dal culto del capo e dall’allergia alla grammatica. Uno grida al deep state, l’altro all’intelligenza artificiale diventata woke. È come assistere a una rissa in prima classe su un volo intercontinentale: nessuno può intervenire, ma tutti osservano con un misto di orrore e divertimento.

Che poi, a ben vedere, è la politica americana del 2025: un reality show tra super-ricchi con il bottone nucleare sul comodino.

Ma non preoccupatevi. Alla fine, probabilmente faranno pace. Musk avrà bisogno di altri contratti con la NASA. Trump vorrà un razzo col suo nome. E noi? Noi resteremo qui, sulla Terra, senza navicella né second amendment, a guardare le stelle cadenti. E a chiederci se, dopotutto, non era meglio quando i miliardari si limitavano a collezionare yacht.

Di Tacco di Ghino