Il primo tuono è arrivato mentre ancora c’erano persone in fila per un gelato. Una giornata di luglio torrida, d’improvviso interrotta da una corrente d’aria fredda, carica di elettricità. Un attimo dopo, il cielo sopra Milano e sulla Lombardia è diventato un’enorme coperta grigia, scura, minacciosa. E poi è esploso. Raffiche di vento che spezzano i rami, pioggia torrenziale, grandine grande come noci. In meno di mezz’ora, la regione si è ritrovata sotto assedio.
La prima vittima non ha avuto scampo. Maria Teresa, 63 anni, viveva a San Vittore Olona. Domenica pomeriggio aveva deciso di fare una passeggiata nei boschi di Robecchetto con Induno, insieme a due amici. Il tempo sembrava ancora stabile, ma in pochi minuti tutto è cambiato. Un albero, forse già indebolito, si è abbattuto su di lei con un fragore secco. I soccorritori sono arrivati in elicottero, ma ogni tentativo di rianimazione è stato inutile. I due accompagnatori sono rimasti feriti: la donna portata d’urgenza all’ospedale Sant’Anna di Como, l’uomo ricoverato a Legnano.
Nel frattempo, Milano viveva il suo pomeriggio più nero. Non è solo un modo di dire: alle 17, in centro, sembrava notte fonda. Una coltre densa ha oscurato i grattacieli di Porta Nuova, e in pochi minuti la città è stata invasa dall’acqua. Il nubifragio è arrivato come un colpo secco. Chi era in strada ha cercato riparo nei portoni. I semafori hanno smesso di funzionare in alcune zone, le sirene hanno iniziato a suonare ovunque. Alcune linee della metropolitana hanno rallentato, molte strade sono diventate fiumi. Scene già viste, eppure ogni volta diverse. Più intense. Più difficili da gestire.
Ma non è finita. Il fronte di instabilità sceso dal Nord Europa non ha ancora esaurito la sua forza. Le previsioni indicano piogge ancora intense almeno fino a lunedì mattina, e la Protezione Civile ha esteso l’allerta per tutta la regione. Gli esperti mettono in guardia da un possibile fenomeno che fa sempre più paura: le supercelle. Si tratta di strutture temporalesche alte fino a 12 chilometri, alimentate da un vortice interno chiamato mesociclone. Un mostro d’aria e acqua, capace di generare trombe d’aria e grandinate devastanti.
Nel centro di Como, dove la pioggia è caduta senza tregua per oltre un’ora, si sono registrati allagamenti e black-out parziali. A Monza, alcuni alberi sono crollati in mezzo alla strada. A Lodi, un fulmine ha colpito un traliccio elettrico, lasciando al buio un intero quartiere. A Pavia, il Ticino è salito di oltre 40 centimetri in poche ore.
Il bilancio dei vigili del fuoco è in continuo aggiornamento: decine di interventi, auto intrappolate nei sottopassi, case scoperchiate in Brianza. Intanto, i livelli dei fiumi vengono monitorati con attenzione: il Seveso, il Lambro e l’Adda restano i sorvegliati speciali. La soglia di esondazione non è ancora stata raggiunta, ma se la pioggia continua così, l’acqua potrebbe uscire dagli argini già nelle prossime ore.
Chi oggi ha provato a raccontare questa giornata parla di “una tempesta tropicale al Nord”, un fenomeno che anni fa sarebbe sembrato impossibile. Ma i cambiamenti climatici non sono più una teoria, e la Lombardia lo sa bene. In questa nuova estate italiana, in cui il caldo estremo si alterna alla furia del cielo, una passeggiata nel bosco può diventare un atto fatale. E il ricordo di Maria Teresa, morta tra gli alberi piegati dal vento, è destinato a rimanere simbolo di una fragilità che ci riguarda tutti.