Valle d’Aosta, trionfo autonomista: Union Valdôtaine sopra il centrodestra, Testolin re delle preferenze

Coalizione autonomista-progressista verso la riconferma. Il centrodestra si ferma sotto il 30%, Lega in caduta libera. Tajani: “Risultato lusinghiero”, ma gli alleati frenano

In Valle d’Aosta il vento soffia ancora forte dalle vette dell’autonomia. Le elezioni regionali confermano la regione a trazione autonomista-progressista, con l’Union Valdôtaine (Uv) che da sola raccoglie il 32% dei consensi, superando nettamente l’intera coalizione del centrodestra, ferma al 29,4%.

Una riconferma netta per la maggioranza uscente, che oltre a Uv comprende anche il Centro autonomista (14%) e il Partito Democratico (8%), per un totale del 54% e 21 consiglieri su 35. Il presidente uscente Renzo Testolin si impone anche sul piano personale: con oltre 3.600 preferenze, è il candidato più votato dell’intera competizione.

Domani si conosceranno i risultati delle elezioni comunali ad Aosta e in altri 64 municipi, ma il messaggio politico delle regionali è già chiaro: i valdostani hanno scelto la continuità, premiando chi difende l’autonomia con “progetti solidi”, come ha sottolineato il presidente dell’Uv Joël Farcoz.

“Il nostro impegno sarà quello di preservare il forte segnale che emerge da questi risultati, che danno valore a chi crede nell’Autonomia non solo con le parole”, ha dichiarato Farcoz, lasciando intendere che le trattative per il nuovo governo regionale partiranno subito, ma senza fughe in avanti.

Valle d’Aosta, il centrodestra non sfonda: “Spallata” fallita

Deludente il risultato del centrodestra, che nonostante il dispiegamento di numerosi ministri in campagna elettorale, ha mancato l’obiettivo dichiarato: il 42% necessario per accedere al premio di maggioranza. Fratelli d’Italia entra per la prima volta in Consiglio regionale con un onorevole 10,9%, seguita da Forza Italia al 10,05%.

Un “risultato lusinghiero”, secondo il leader azzurro Antonio Tajani, che ha voluto dedicare l’esito (assieme alla vittoria nelle Marche) alla memoria di Silvio Berlusconi, nel giorno della sua nascita. Ma l’entusiasmo si ferma qui: la Lega crolla all’8,3%, rispetto al 24% del 2020, evidenziando un’emorragia di consensi difficile da nascondere.

Pd e autonomisti blindano la maggioranza

A rivendicare la tenuta della coalizione autonomista è il segretario regionale del Pd Luca Tonino, che blinda l’alleanza con Uv e Centro Autonomista:

“I valdostani hanno rifuggito l’idea di Valle d’Aosta proposta dalla destra unita. Il nostro auspicio è quello di confermare un’alleanza autonomista e progressista, anche in vista delle elezioni comunali di Aosta”.

E proprio dal capoluogo potrebbero arrivare segnali utili per definire il futuro assetto regionale. Domani, dopo lo spoglio dei municipi, si capirà se ci saranno margini per nuove convergenze o se il sistema proporzionale offrirà spazi a ipotesi alternative.

Il centrosinistra cresce anche nei numeri

Entra in Consiglio anche Alleanza Verdi Sinistra (6,3%), mentre resta fuori l’altra lista di sinistra, Valle d’Aosta Aperta, sostenuta anche dal M5S, che non supera la soglia di sbarramento.

Nel complesso, però, l’area progressista-autonomista rafforza la sua presenza, confermando una tendenza elettorale stabile, che premia i partiti radicati nel territorio e orientati a difendere le specificità della regione.

Forza Italia apre a tutti: “Parleremo con chiunque”

Segnali più sfumati arrivano da Forza Italia: la segretaria regionale Emily Rini, membro della segreteria nazionale, non esclude dialoghi a tutto campo. “Domani vedremo anche cosa succederà nel Comune di Aosta. Poi incontreremo sicuramente gli alleati e, come è giusto che sia in politica, parleremo con tutte le forze presenti sul territorio”. Un’apertura che lascia intuire la volontà di rimanere protagonisti, nonostante la sconfitta del centrodestra nel suo complesso.

Valle d’Aosta, le prospettive futuro

Il sistema proporzionale valdostano consente una certa fluidità nelle trattative post-voto, ma il messaggio delle urne è inequivocabile: la maggioranza uscente ha il consenso necessario per continuare a governare, forte di numeri solidi e di un’identità politica riconoscibile.In un panorama nazionale in cui il bipolarismo si mostra spesso fragile, la Valle d’Aosta rimane un laboratorio a sé: autonomista, progressista, poco permeabile alle narrazioni “forti” del centrodestra nazionale. Una piccola regione che, ancora una volta, ha detto con chiarezza che il suo futuro preferisce scriverselo da sola.