È morto a Roma Beppe Vessicchio, uno dei volti più amati della musica italiana. Aveva 69 anni. Direttore d’orchestra, compositore e arrangiatore, Vessicchio era da decenni una presenza rassicurante e popolare per il pubblico televisivo, consacrata dal Festival di Sanremo, dove il suo nome e la sua figura erano diventati un simbolo nazionale. “Dirige l’orchestra il maestro Beppe Vessicchio”: una frase che, per generazioni di italiani, significava tradizione, competenza e calore umano.
Vessichio è morto: Napoli, la musica e i primi passi
Giuseppe “Peppe” Vessicchio era nato a Napoli il 17 marzo 1956, in una città dove la musica è parte del quotidiano. Diplomato in pianoforte, aveva iniziato la carriera come arrangiatore e musicista al fianco di nomi come Nino Buonocore, Edoardo Bennato, Peppino di Capri e Lina Sastri. Il suo talento per l’arrangiamento e l’equilibrio armonico lo porta presto oltre il Golfo. Negli anni Ottanta inizia una lunga collaborazione con Gino Paoli, dalla quale nascono brani rimasti nella storia della canzone d’autore, come “Ti lascio una canzone”, “Cosa farò da grande” e “Una lunga storia d’amore”.
Gli anni Ottanta e il debutto a Sanremo
Negli stessi anni, Vessicchio suona per breve tempo con il gruppo comico-musicale I Trettré, alla chitarra e al pianoforte.
Ma quando il trio sceglie la strada del cabaret, Vessicchio lascia: “Non volevo far ridere, volevo far vibrare”, diceva spesso.
Il grande pubblico lo scopre nel 1990, quando appare per la prima volta al Festival di Sanremo. Da allora, Beppe Vessicchio diventa una presenza fissa all’Ariston, volto familiare e amatissimo per il suo stile sobrio e la sua direzione impeccabile. Con il passare degli anni, il suo nome diventa un marchio di garanzia musicale. Nel 1994, 1997 e 1998 riceve il premio come miglior arrangiatore, mentre nel 2000 la giuria presieduta da Luciano Pavarotti gli assegna un riconoscimento speciale.
I trionfi sanremesi e il mito popolare
Beppe Vessicchio ha vinto quattro volte Sanremo come direttore d’orchestra:
- “Sentimento” degli Avion Travel (2000)
- “Per dire di no” di Alexia (2003)
- “Per tutte le volte che” di Valerio Scanu (2010)
- “Chiamami ancora amore” di Roberto Vecchioni (2011)
Sul palco dell’Ariston ha diretto artisti come Mia Martini, Mango, Elio e le Storie Tese, Le Vibrazioni, Gianluca Grignani, Arisa e molti altri.
Negli ultimi anni, il suo ritorno a Sanremo era accolto da ovazioni del pubblico. Un fenomeno affettivo, prima ancora che musicale.
Oltre Sanremo: l’insegnamento, la tv e la filosofia dell’armonia
Vessicchio non è stato solo “il Maestro di Sanremo”. Tra il 2001 e il 2012, e poi ancora dal 2018 al 2022, è stato docente e direttore d’orchestra nel talent show “Amici” di Maria De Filippi, dove ha formato intere generazioni di giovani musicisti e cantanti. Con tono pacato e ironico, insegnava che la musica era disciplina, ascolto e rispetto.
“Ogni persona è come una corda e possiede una capacità di vibrazione”, spiegava.
“Quando incrociamo le nostre vere passioni, iniziamo a suonare davvero”.
La sua visione univa arte e filosofia: l’“armonia naturale” come equilibrio tra suono e silenzio, tra estetica ed etica. Nel 2024, l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano ha eseguito una sua composizione da camera, “Tarantina”: un riconoscimento che consacrava il suo talento anche nel mondo della musica colta.
L’eredità di Vessicchio: un maestro popolare
Con la morte di Beppe Vessicchio, l’Italia perde un artista che è riuscito a essere colto e popolare allo stesso tempo, capace di parlare a tutti senza mai abbassare il tono. Amava citare Vinícius de Moraes: “La vita è l’arte dell’incontro.” E tutta la sua vita è stata proprio questo: un incontro continuo tra mondi, suoni, persone e idee.







