Il critico d’arte e sindaco di Arpino reagisce con amarezza: “Sono addolorato, ma sto meglio e resto lucido”. Da mesi lontano dal suo Comune per motivi di salute, Sgarbi è stato ricoverato al Gemelli. A gestire la giunta è il vicesindaco, che conferma: “Sta recuperando e vuole tornare presto”.
Una nuova battaglia familiare si apre attorno a Vittorio Sgarbi, e stavolta non riguarda la politica, ma la sua stessa autonomia. La figlia Evelina ha presentato al tribunale un’istanza per la nomina di un amministratore di sostegno, sostenendo che il padre “non sarebbe più in grado di seguire i propri interessi”. Una decisione che ha scosso profondamente l’ex sottosegretario alla Cultura, oggi sindaco di Arpino, già alle prese con un periodo delicato sul fronte della salute.
A rendere nota la vicenda è la Repubblica, che ha raggiunto il critico d’arte per un commento. La risposta di Sgarbi, come sempre, non si è fatta attendere: «È mal consigliata, vuole visibilità e ha una volontà di rivalsa, chissà cosa pensa di trovare facendo così. Ma io sono qui, sto meglio, e non sono preoccupato. Sono addolorato, questo sì». Parole che tradiscono più dispiacere che rabbia, ma che confermano anche la lucidità di un uomo che, nel bene e nel male, non ha mai smesso di combattere.
Secondo quanto trapelato, l’istanza è stata depositata dall’avvocato Lorenzo Iacobbi, e notificata ai familiari più stretti: la sorella Elisabetta Sgarbi, i figli Carlo e Alma, e la compagna Sabrina Colle, da anni al fianco del critico. La prima udienza sarebbe già stata fissata per il 28 ottobre, data in cui il giudice dovrà valutare le condizioni di salute e la reale necessità della misura di sostegno.
Negli ultimi mesi, Sgarbi ha vissuto un periodo difficile. Colpito da un malessere improvviso, era stato ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma per affrontare la fase più critica. Le sue apparizioni pubbliche si sono fatte rare, e ad Arpino – la cittadina ciociara di cui è sindaco dal 2023 – non si vede da tempo. «L’ho sentito cinque giorni fa – ha raccontato il vicesindaco Massimo Sera – mi ha detto che stava molto meglio e che entro la fine del mese ci saremmo incontrati. È sempre il solito Sgarbi: battagliero, deciso, pronto a rimettersi in moto. Mi ha assicurato che si opporrà con forza all’eventuale nomina di un amministratore di sostegno».
In effetti, chi lo conosce bene sa che Sgarbi non è tipo da farsi commissariare, né politicamente né nella vita privata. A 72 anni, continua a essere un personaggio scomodo e imprevedibile, capace di passare dalle mostre d’arte alle polemiche televisive con la stessa energia di sempre. Negli ultimi tempi, però, il fisico ha chiesto il conto: la convalescenza lo ha costretto a rallentare, ma non lo ha privato del suo spirito combattivo.
La richiesta della figlia Evelina, dunque, si inserisce in un quadro familiare complesso. I rapporti tra i due, già in passato segnati da tensioni, sembrano essersi ulteriormente incrinati. L’intento dichiarato della giovane – quello di tutelare il padre – si scontra con la percezione pubblica di un uomo ancora in grado di intendere e volere, seppur provato nel corpo. «È solo un momento di difficoltà – ha confidato un amico vicino al critico – ma non ha perso la sua lucidità. Legge, scrive, e segue ancora da lontano alcune iniziative culturali. Non è un uomo da tutelare, è un uomo che vuole essere lasciato libero».
La vicenda apre comunque una riflessione sul ruolo e sui limiti dell’amministratore di sostegno, una figura giuridica pensata per proteggere persone fragili o parzialmente incapaci di gestire i propri affari, ma che in alcuni casi può diventare terreno di scontro familiare. Non di rado, infatti, dietro le richieste si celano dissidi privati o divergenze sul controllo del patrimonio.
In attesa della decisione del giudice, Sgarbi si prepara a difendere la propria indipendenza con la consueta verve. «Sono addolorato», ha ripetuto più volte, «ma anche questa passerà». La sensazione è che, più che di salute, la ferita più profonda riguardi il legame tra padre e figlia: un rapporto mai facile, ora trascinato davanti a un tribunale.
Se il 28 ottobre l’udienza dovesse confermare la richiesta di Evelina, per Sgarbi si aprirebbe un nuovo capitolo giudiziario. Ma chi lo conosce non ha dubbi: anche stavolta, troverà un modo per far sentire la sua voce.