Giovedì il voto sulla doppia mozione presentata da La Sinistra e Patrioti per l’Europa. Ma la “maggioranza Ursula” tiene. Ppe, Socialisti e Renew fanno scudo alla presidente
In un’aula di Strasburgo tesa ma non sorpresa, Ursula von der Leyen ha respinto l’ennesimo tentativo di sfiducia con il suo strumento più rodato: l’appello all’unità. “Il mondo si trova nello stato più precario e pericoloso in cui si sia trovato negli ultimi decenni“, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, richiamando ancora una volta il Parlamento, gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue a “unire le forze attorno a ciò che abbiamo in comune”.
Due mozioni di censura, presentate da La Sinistra e Patrioti per l’Europa, mirano ad archiviare la sua leadership. Ma i numeri, ad oggi, non ci sono.
Von der Leyen: “Europa in massima allerta”
Von der Leyen ha messo subito sul tavolo la gravità del contesto: “Ci troviamo in un periodo di massima incertezza e di esplosiva volatilità”. Di fronte a questo scenario, secondo la presidente, è necessario rafforzare la sicurezza, la democrazia e la competitività economica dell’Unione.
Il pericolo, ha sottolineato, non arriva solo dall’esterno. “Gli avversari non solo sono pronti a sfruttare qualsiasi divisione, ma la stanno attivamente fomentando”, ha affermato, citando il discorso di Vladimir Putin al Valdai Club, dove il presidente russo ha attaccato frontalmente l’unità europea. “È il trucco più vecchio del mondo: seminare divisione, diffondere disinformazione, creare un capro espiatorio. Non possiamo cadere in questa trappola”.
Il fronte che regge
In vista del voto di giovedì alle 12, la “maggioranza Ursula” regge. Il sostegno arriva dal Partito Popolare Europeo, che attraverso il capogruppo Manfred Weber liquida le mozioni come “un po’ ridicole” e “strumentalizzate dagli estremisti”.
Anche i Socialisti e Democratici, guidati da Iratxe García Pérez, voteranno contro, pur invitando von der Leyen a non cedere ai partiti che “negano la violenza di genere, il cambiamento climatico e applaudono i piani genocidi di Netanyahu”. Linea confermata anche dai liberali di Renew Europe, per cui la presidente Valérie Hayer attacca le “manipolazioni populiste” che “strumentalizzano la libertà di parola per moltiplicare i discorsi d’odio”.
Più cauti i Verdi, che con la copresidente Terry Reintke dichiarano di non dare nulla per scontato, ma pronti a collaborare “per affrontare i problemi”.
Le critiche: da Gaza alla “sudditanza” verso Trump
Tra i più accesi sostenitori della sfiducia, la leader de La Sinistra, Manon Aubry, che ha attaccato duramente la presidente per la sua “sudditanza” agli Stati Uniti e “l’inazione di fronte al massacro a Gaza”.
Sulla stessa linea anche Jordan Bardella, presidente dei Patrioti per l’Europa (estrema destra), che ha dichiarato che votare la sfiducia “non è votare contro l’Europa, ma per salvarla”. Per Bardella, l’attuale Commissione è “aggrappata alla zattera della Medusa” e responsabile della deriva dell’Ue.
Il dilemma dei conservatori e il messaggio a Putin
Tra i conservatori dell’ECR, come previsto, libertà di voto alle delegazioni nazionali. L’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, ha ribadito la visione sovranista: “L’Unione non dev’essere una gabbia, ma un’alleanza tra nazioni”.
Nel suo discorso, von der Leyen ha anche mandato un messaggio diretto a Mosca: “Putin esulta per le crepe nella nostra unità. Ma il messaggio più forte che possiamo dare è proprio il contrario: restare uniti”.
Von der Leyen, verso il voto di giovedì
Nonostante il fuoco incrociato, la presidente appare solida. Il Collegio dei commissari l’ha sostenuta compatto, e i tre principali gruppi europeisti (Ppe, S&D, Renew) garantiscono i numeri per respingere entrambe le mozioni.Giovedì il Parlamento metterà nero su bianco. Ma a meno di scossoni imprevedibili, la maggioranza Ursula tiene. E la presidente, più che in bilico, appare già in campagna per il prossimo mandato.