Earth BioGenome Project: verso la mappa del Dna dei viventi per tutelarli

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Un progetto ambizioso, che per la biologia ha lo stesso peso che ebbe il Programma Apollo per l’esplorazione spaziale. Si chiama Earth BioGenome Project (EBGP) ed è un’iniziativa globale lanciata nel 2020 con l’obiettivo di sequenziare il DNA di 1,67 milioni di specie viventi, creando una vera e propria banca genetica digitale della biodiversità.

Il progetto, che coinvolge oltre 2.200 scienziati da 88 Paesi e ha un budget complessivo stimato di circa 4 miliardi di dollari, entra ora nella sua seconda fase, descritta in un articolo pubblicato sulla rivista Frontiers in Science.

“Sequenziare la vita per il futuro della vita”: è questo lo slogan che guida l’impresa, resa oggi più concreta dalla possibilità di ottenere sequenze genetiche dieci volte più velocemente rispetto a cinque anni fa. Una velocità che, unita al drastico abbattimento dei costi (ridotti di otto volte), permette ora di puntare a sequenziare il genoma di 150.000 specie nei prossimi quattro anni, a un ritmo di circa 3.000 al mese.

Nella prima fase del progetto, tra il 2020 e il 2024, sono già stati pubblicati circa 3.500 genomi, a testimonianza della solidità scientifica di un’iniziativa che si propone come uno strumento strategico per affrontare sfide globali come la sicurezza alimentare, la salute pubblica, l’agricoltura sostenibile e la crisi della biodiversità.

“Abbiamo gettato le basi per costruire il nostro ‘albero della vita’ digitale e i nostri primi risultati stanno già rimodellando ciò che sappiamo sull’evoluzione, la funzione degli ecosistemi e la biodiversità”, ha spiegato Mark Blaxter, primo autore dell’articolo e ricercatore del Wellcome Sanger Institute, nel Regno Unito. “Mentre le specie scompaiono e gli ecosistemi si degradano, il nostro obiettivo è catturare e preservare il modello biologico della vita sulla Terra per le generazioni future”.

Un’urgenza sottolineata anche da Harris Lewin, genetista dell’Arizona State University e autore senior dell’articolo: “Con l’aumentare della perdita di biodiversità, anche il nostro lavoro deve accelerare”. E aggiunge: “Il rapido sviluppo della nostra ‘arca del genoma’ digitale sta trasformando le possibilità della genomica da sforzi di sequenziamento isolati e costosi a un’impresa globale, scalabile e inclusiva”.

Proprio l’inclusività è uno dei pilastri fondamentali dell’Earth BioGenome Project. Gran parte della biodiversità mondiale si concentra infatti nelle regioni del Sud del mondo, spesso escluse dai grandi flussi della ricerca scientifica. Per questo motivo il progetto ha attivato collaborazioni con numerosi gruppi di ricerca locali, fornendo loro anche strumenti ad hoc come i laboratori mobili ‘gBox’.

“Il gBox non è solo un laboratorio: è un simbolo di equità nella scienza. Fornendo ai ricercatori locali e indigeni strumenti genomici avanzati, stiamo dando al Sud del mondo la possibilità di contribuire in condizioni di parità all’Earth BioGenome Project”, spiega Montserrat Corominas, dell’Università di Barcellona.