Un nuovo brevetto, sviluppato da Aurora Biosearch (azienda biotecnologica di Bollate, MI) insieme al Systems Biology Group Lab dell’Università Sapienza di Roma, guidato dal prof. Mariano Bizzarri, apre nuove prospettive nella lotta contro il cancro. Si basa su un mix di microRNA di origine animale, capaci di inibire la crescita tumorale e la formazione di metastasi.
I ricercatori hanno estratto questi microRNA dal microambiente embrionale del pesce, scoprendo che possono bloccare l’invasività e rallentare la crescita delle cellule tumorali. I dati ottenuti segnano l’inizio di una nuova linea di ricerca in oncologia, centrata sulla riprogrammazione fenotipica delle cellule tumorali, un processo noto come tumor reversion.
Il trattamento ha mostrato di ripristinare segnali cellulari persi, in particolare normalizzando i livelli di PIP2 e PIP3, lipidi coinvolti nella motilità cellulare, e riattivando complessi epiteliali come E-caderina/β-catenina, fondamentali per l’adesione cellulare.
È stato osservato un aumento della proteina p53, che protegge il genoma, e una riduzione del TCTP, legato alla proliferazione tumorale. Tutti questi effetti indicano una parziale “normalizzazione” delle cellule tumorali.
Dichiara il prof. Bizzarri: “La nuova ricerca dimostra come il fenotipo tumorale mantenga la sua plasticità e possa essere epigeneticamente modulato e riprogrammato per favorire la conversione del tumore in un fenotipo non metastatico. Questo è di grande rilevanza, dato che la letalità dei tumori è in primo luogo ascrivibile alla loro capacità di produrre metastasi.
La possibilità di modulare, tramite i micro-RNA del pesce, il ‘macchinario’ del tumore sembra essere una caratteristica condivisa da diversi tumori. I nostri studi hanno messo in evidenza infatti che questi micro-RNA possono agire ugualmente su altre linee tumorali come quelle del colon, del fegato e del pancreas. È verosimile che il nostro approccio terapeutico non solo riconfiguri il fenotipo del tumore ma lo sensibilizzi anche ai trattamenti convenzionali, contrastandone al tempo stesso gli effetti collaterali che tanto incidono sulla qualità della vita dei pazienti».
Questa strategia non mira a distruggere il tumore, ma a rieducarlo, ripristinando i segnali genici corretti senza modificare il DNA. Potrebbe essere usata in combinazione con la chemioterapia, aumentando l’efficacia e riducendone la tossicità.
Il gruppo di ricerca è ora impegnato nello sviluppo di un farmaco basato su questi risultati, cercando il supporto di enti pubblici e privati per portare avanti la sperimentazione.