Papa Leone XIV ad Abu Mazen: “Bisogna perseguire la prospettiva dei due Stati”

Papa Leone XIV e Abu Mazen

Un incontro di pace nel cuore del Vaticano. Papa Leone XIV, nella giornata di ieri, nel Palazzo Apostolico, ha ricevuto il presidente palestinese Mahmoud Abbas, conosciuto in tutto il mondo come Abu Mazen, in concomitanza con il decimo anniversario dell’Accordo Globale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, firmato il 26 giugno 2015. Un incontro dal forte valore simbolico e politico, che ribadisce la volontà della Chiesa cattolica di restare interlocutore attivo nei processi di dialogo e di riconciliazione nel Medio Oriente.

Nel colloquio, definito “cordiale e costruttivo” dalla Sala Stampa vaticana, il Pontefice ha parlato con parole nette dell’“urgenza di prestare soccorso alla popolazione civile a Gaza e di porre termine al conflitto, perseguendo la prospettiva della soluzione a due Stati”. La Santa Sede, che dal 2015 riconosce ufficialmente lo Stato di Palestina, conferma così la propria posizione di equilibrio: pace fondata sul diritto internazionale, rispetto reciproco e coesistenza tra due popoli in due Stati sovrani.

Abu Mazen ha ringraziato Papa Leone per la “posizione favorevole al raggiungimento di una pace giusta in Palestina e per i ripetuti appelli ad alleviare le sofferenze del popolo palestinese”. Secondo quanto riferito dall’agenzia ufficiale Wafa, il presidente palestinese ha voluto ricordare lo storico sostegno del Vaticano, ringraziando per “l’impegno a rafforzare la presenza cristiana in Palestina” e illustrando la gravissima situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.

Nelle ultime settimane, gli scontri e le rappresaglie hanno colpito duramente anche Gerusalemme Est e Betlemme, luoghi centrali per la cristianità. “La situazione in Palestina è diventata insostenibile – ha detto Abu Mazen – tra escalation militare, espansione coloniale, violazioni dei luoghi sacri cristiani e musulmani. È necessario preservare lo status storico e giuridico di Gerusalemme e garantire la libertà di culto per tutti.”

Durante il colloquio, Papa Leone ha ribadito l’impegno del Vaticano a sostenere ogni sforzo diplomatico per la cessazione delle ostilità, invitando a “non rassegnarsi all’idea che la guerra sia una soluzione”. Nelle parole del Pontefice, riecheggia la continuità con la linea di papa Francesco, il quale aveva più volte chiesto di “garantire un futuro al popolo palestinese” e di non lasciare Gaza “sepolta sotto le macerie e la paura”.

Il presidente Abbas ha sottolineato la necessità di “consolidare il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, fornire aiuti, liberare ostaggi e prigionieri, garantire il ritiro israeliano, procedere con la ricostruzione e impedire nuovi sfollamenti”. E ha rilanciato la prospettiva politica: “Consentire allo Stato di Palestina di assumersi pienamente le sue responsabilità nella Striscia, fermando l’indebolimento delle istituzioni statali”.

Al termine dell’incontro, lo scambio dei doni: un mosaico raffigurante la Cupola della Roccia, simbolo della coesistenza tra fedi, da parte di Abu Mazen; una medaglia commemorativa del decimo anniversario dell’accordo del 2015 da parte del Pontefice. “Siamo convinti – ha detto Leone XIV – che la pace richieda coraggio, perseveranza e visione. La via dei due Stati resta la sola prospettiva possibile per una pace giusta e duratura.”

Il viaggio di Abu Mazen a Roma, iniziato ieri sera, ha avuto un momento di intensa spiritualità con la visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove ha reso omaggio alla tomba di Papa Francesco. “Non posso dimenticare cosa ha fatto per la Palestina e per il popolo palestinese – ha detto – e che ha riconosciuto la Palestina senza che nessuno glielo chiedesse.”

Durante il suo soggiorno romano, il presidente palestinese incontra anche il capo dello Stato Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un calendario di appuntamenti che mira a rilanciare la questione palestinese nei rapporti con l’Europa.

Papa Leone XIV, nato a Chicago e da sempre attento ai temi del dialogo interreligioso, ha rinnovato più volte negli ultimi mesi i suoi appelli alla pace. A settembre, dopo i bombardamenti su Gaza, aveva espresso “vicinanza al popolo palestinese che continua a vivere nella paura e in condizioni inaccettabili”, chiedendo “una soluzione diplomatica e negoziata”.

Nel corso del 2025, il Pontefice ha mantenuto contatti diretti con i protagonisti del conflitto: il 21 luglio un colloquio telefonico con Abu Mazen, il 4 settembre un incontro in Vaticano con il presidente israeliano Isaac Herzog. In entrambi i casi, la posizione del Papa è rimasta la stessa: fermare la violenza, soccorrere i civili, riprendere il dialogo.

Il Vaticano, ancora una volta, si propone come spazio di mediazione morale e politica. Un ruolo che Leone XIV interpreta con forza, portando avanti la diplomazia della misericordia e del dialogo che fu di Giovanni Paolo II e di Francesco. Per il Pontefice, la pace non è solo un obiettivo politico, ma un imperativo etico universale: “L’umanità non può permettersi un altro secolo di muri e divisioni. Il Medio Oriente ha bisogno di due Stati, ma soprattutto di due popoli che tornino a guardarsi senza paura.”