Cristiano Ronaldo non è solo una leggenda del calcio. Ora è anche il primo calciatore della storia a entrare ufficialmente nel “club dei miliardari”. A certificarlo è Bloomberg, che ha stimato in 1,4 miliardi di dollari il patrimonio complessivo del fuoriclasse portoghese, tra ingaggi, sponsorizzazioni e investimenti personali.
Un traguardo economico che consacra CR7 come una delle icone sportive più redditizie di sempre, capace di trasformare ogni gol, ogni post e ogni apparizione in un valore di mercato. Oggi, a 40 anni, l’ex attaccante di Real Madrid, Manchester United e Juventus è il simbolo di una generazione che ha portato il calcio ben oltre il campo.
Secondo le stime di Bloomberg, una parte decisiva di questo patrimonio arriva dal contratto firmato con l’Al-Nassr, la squadra saudita che lo ha ingaggiato nel 2023. L’accordo, valutato oltre 400 milioni di dollari per due anni, è uno dei più ricchi mai sottoscritti da un atleta. Ma il suo impero non si ferma qui: Ronaldo continua a guadagnare cifre astronomiche grazie alle sponsorizzazioni con marchi globali come Nike, Armani, Clear e il suo brand personale CR7, che spazia da linee di abbigliamento e profumi fino a catene alberghiere di lusso.
Dietro i numeri, però, resta l’uomo e il giocatore. Intervistato dall’agenzia Ansa, Ronaldo ha raccontato con la consueta sincerità il suo rapporto con il calcio e con il passare del tempo. «La mia famiglia mi dice di smettere, ma io continuo a fare cose buone per il mio club e per la nazionale. Conservo la stessa passione di un tempo: so che non avrò ancora molti anni per giocare, e quelli che restano voglio godermeli al massimo».
Un amore viscerale per il pallone, che non si è mai spento. «Sono in nazionale da 22 anni – ha ricordato il numero 7 del Portogallo –. Credo che questo parli da solo della mia passione per indossare la maglia, per vincere trofei e per rappresentare il mio Paese. Se potessi, giocherei solo per la nazionale. È l’apice della carriera di un calciatore».
Nel frattempo, il Portogallo lo ha festeggiato con il trofeo Prestige, riconoscimento assegnato per la sua straordinaria longevità con la maglia della nazionale. Un modo per rendere omaggio a un atleta che, nonostante gli anni e le sfide, continua a incarnare lo spirito vincente del suo Paese.
Sabato prossimo, Ronaldo tornerà a vestire la fascia di capitano nel match contro l’Irlanda e poi contro l’Ungheria, due partite decisive per il pass ai Mondiali del 2026. Il suo obiettivo è chiaro: guidare ancora una volta la sua squadra in un grande torneo, forse l’ultimo della sua carriera.
E mentre gli anni avanzano, il mito cresce. In campo resta una macchina da gol; fuori, un colosso economico. Le cifre parlano da sole: oltre 600 milioni di follower sui social, un impero mediatico che gli garantisce entrate milionarie a ogni sponsorizzazione, e una capacità unica di reinventarsi senza mai perdere smalto.
Ma a dispetto dei guadagni e della fama, Ronaldo continua a mostrarsi umano. «Non penso al denaro, penso alla mia eredità sportiva – ha spiegato in una recente intervista –. Voglio essere ricordato come un professionista che ha dato tutto. Il resto viene da sé». Dietro l’immagine scintillante del miliardario, resta la figura del ragazzo partito da Madeira con una valigia di sogni e un talento smisurato. Vent’anni dopo, quel sogno si è trasformato in una leggenda planetaria.
Oggi, nel calcio globale dominato da contratti arabi e business miliardari, Cristiano Ronaldo resta l’uomo che ha ridefinito il concetto stesso di successo: un campione che non ha mai smesso di vincere — né dentro né fuori dal campo. E mentre prepara il prossimo gol o il prossimo investimento, continua a ripetere la sua frase preferita: «Amo il calcio, e continuerò finché avrò forza nelle gambe». Un miliardario, sì. Ma soprattutto, ancora un uomo di campo.