Attacco USA-Iran, Teheran promette vendetta: cyberattacchi e chiusura dello Stretto tra gli scenari

Teheran, Iran

Il giorno dopo l’operazione «Martello di Mezzanotte», l’attacco americano ordinato da Donald Trump contro i siti nucleari di Fordow, Natanz e Arak, l’Iran annuncia ritorsioni. La televisione di Stato iraniana ha trasmesso una mappa con le basi Usa in Medio Oriente: un messaggio chiaro. I Guardiani della Rivoluzione (Pasdaran) hanno promesso che «le basi americane saranno incenerite», mentre il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha affermato che «gli Stati Uniti dovranno sopportare le conseguenze» di un atto definito «aggressivo e ingiustificabile».

Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha partecipato a una manifestazione a Teheran, dove la folla ha intonato slogan di vendetta. «Gli americani devono pagare», ha dichiarato il capo di Stato davanti a piazza Enghelab gremita.

Attacco USA-Iran, Proxy in allerta

Secondo quanto emerso da ambienti militari, l’Iran potrebbe avvalersi del supporto delle milizie alleate nella regione. Gli Houthi dello Yemen hanno definito l’attacco statunitense una «dichiarazione di guerra» e minacciato di colpire navi e imbarcazioni americane nel Mar Rosso. La rete di proxy iraniani, che comprende anche Hezbollah e milizie sciite in Iraq e Siria, potrebbe essere attivata in una campagna di destabilizzazione a più livelli.

Lo Stretto di Hormuz come leva strategica

Un altro fronte di possibile escalation riguarda lo Stretto di Hormuz, rotta cruciale per l’export globale di petrolio e gas. Il generale Esmail Kowsari, membro della Commissione Sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, ha dichiarato che «è giunto il momento di chiudere lo Stretto». La decisione finale, ha precisato, spetta al Consiglio supremo di sicurezza nazionale.

Lo Stretto è un passaggio obbligato per il greggio proveniente da Arabia Saudita, Emirati, Kuwait, Iraq e Qatar. Una sua chiusura causerebbe un immediato impatto sui mercati energetici mondiali. Inoltre, potrebbe scatenare reazioni militari da parte degli Stati Uniti e degli alleati del Golfo.

Cyberattacchi e terrorismo: la strategia asimmetrica

Con capacità militari convenzionali indebolite dai precedenti attacchi israeliani, Teheran potrebbe puntare su una risposta asimmetrica. Esperti citati dalla CNN parlano di attacchi informatici mirati e operazioni terroristiche, strumenti già usati in passato per colpire interessi occidentali.

Secondo l’analista David Sanger, i Pasdaran stanno valutando le opzioni residue, dopo la distruzione da parte di Israele di infrastrutture chiave per la produzione di missili balistici. «Ogni missile che lanciano ora – afferma – è un asset che non possono più sostituire».

Il generale James ‘Spider’ Marks sottolinea come l’Iran, sebbene ferito, abbia ancora «una rete operativa capillare» che può attivare in molte aree del mondo, con azioni che sfuggono alle difese convenzionali statunitensi.

Trump: «Non siamo in guerra»

Mentre da Washington si ribadisce che «gli Stati Uniti non sono in guerra con l’Iran» e si apre alla possibilità di un dialogo. Teheran esclude per ora ogni ipotesi negoziale. Le dichiarazioni ufficiali parlano solo di autodifesa e vendetta. Intanto, Araghchi vola a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir Putin, segnale che la crisi iraniana rischia di intersecarsi con le tensioni globali tra le grandi potenze.

Attacco USA-Iran, Medio Oriente sull’orlo del baratro

La situazione resta incandescente. Tra minacce dirette, guerra cibernetica, possibile chiusura delle rotte commerciali e coinvolgimento di attori non statali, lo scontro tra Stati Uniti e Iran rischia di sfuggire a ogni controllo. La speranza internazionale resta legata a una de-escalation diplomatica, ma gli scenari sul tavolo appaiono sempre più drammaticamente imprevedibili.