Gaza piange Yaqeen, la bambina che donava sorrisi sotto le bombe

Bambini a Gaza

Venerdì scorso, un raid aereo ha strappato via la vita a Yaqeen Hammad, undici anni, nel cuore della Striscia di Gaza, a Deir el Balah. Non era una combattente, non era nemmeno una spettatrice passiva. Era una bambina, una piccola voce di speranza in un mare di dolore che cercava ogni giorno di dare senso alla sua infanzia in mezzo alla guerra. “Cerco di portare un po’ di gioia agli altri bambini, perché dimentichino la guerra” – diceva.

Conosciuta per il suo impegno sui social, Yaqeen era diventata la più giovane attivista-influencer della Striscia. I suoi video su Instagram raccontavano gesti semplici ma profondi: distribuiva bottiglie d’acqua, cibo, vestiti e piccoli doni insieme al fratello Mohamed, operatore umanitario. Le immagini che la ritraggono — con la pettorina troppo larga dell’associazione Ouena, i capelli trattenuti da clip colorate e la felpa con l’orsacchiotto — sono ora diventate simboli di innocenza e coraggio.

Condivideva frammenti di quotidianità surreale, come cucinare senza gas o distribuire “gelati” di fortuna. Ballava, sorrideva, pregava, regalava cuore e speranza in mezzo alle rovine. Era un raggio di luce tra le macerie, una compagna per chi, come lei, era bambino in un mondo che non lascia spazio all’infanzia.

I suoi contenuti social erano seguiti da migliaia di persone, non solo a Gaza, ma anche nel resto del mondo. E ora quelle stesse piattaforme traboccano di dolore e sdegno per la sua morte: “Non ci sono più parole”. Un altro utente scrive: “Dimostrava amore, gioia, compassione e, soprattutto, umanità”. E ancora: “Yaqeen non distribuirà più vestiti ai bambini orfani, né gelati, né abbracci. Israele l’ha assassinata”.

Le testimonianze online rendono chiara la portata emotiva della sua perdita. In molti ricordano la sua forza disarmante, la sua dolcezza, il suo coraggio. “Yaqeen Hammad non aveva un carro armato. Non aveva un drone. Non aveva né scorta né rifugio antiaereo. Aveva undici anni, una felpa, un sorriso e un forno di terracotta con cui insegnava al mondo a resistere con il pane”.

Il fotoreporter Mahmoud Bassam, su X, le ha dedicato parole toccanti: “Il suo corpo potrebbe non esserci più, ma il suo impatto rimane un faro per l’umanità”. E aggiunge: “Invece di essere a scuola e godersi la sua infanzia, era attiva su Instagram e partecipava a campagne per aiutare gli altri a Gaza. Non ci sono parole. Assolutamente non ci sono parole”.

Yaqeen lascia dietro di sé un vuoto immenso, ma anche un’eredità potente: quella di chi, pur con mezzi minimi, riesce a testimoniare umanità e solidarietà in condizioni estreme. Nonostante la sua giovane età, il suo esempio vivrà nelle immagini, nei gesti e nel cuore di chi l’ha seguita.