È salito a 30 il numero delle vittime, tra cui numerosi bambini, nel raid aereo israeliano che ha colpito nella notte la scuola Fahmi Al-Jarjawi a Gaza City. L’edificio, convertito in rifugio per sfollati palestinesi, è stato raso al suolo da un attacco che, secondo fonti mediche citate da Al-Jazeera, ha lasciato anche decine di feriti e dispersi sotto le macerie.
L’ennesimo episodio di violenza nella Striscia si è consumato mentre la popolazione civile continua a cercare riparo in strutture sovraffollate e precarie. In un’altra area del nord, a Jabalia, un raid israeliano ha colpito una casa privata, provocando la morte di almeno 19 membri della stessa famiglia palestinese.
Gaza, l’Idf: «Nella scuola terroristi chiave di Hamas e Jihad islamica»
L’esercito israeliano (Idf) ha rivendicato l’attacco, affermando che la scuola era utilizzata come centro di comando da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese. In una nota, l’Idf ha dichiarato che all’interno dell’edificio si nascondevano «terroristi chiave» intenti a pianificare e coordinare operazioni contro civili e truppe israeliane.
«Il centro di comando e controllo era impiegato per raccogliere informazioni e pianificare attacchi terroristici», ha affermato l’esercito, sottolineando di aver adottato «molte misure per mitigare i danni ai civili», tra cui l’uso di «munizioni di precisione» e «sistemi di sorveglianza aerea».
Cresce la tensione internazionale
La strage alimenta ulteriormente la crisi umanitaria nella Striscia e accende nuove polemiche internazionali sull’uso della forza da parte di Israele in aree densamente popolate da civili. Le organizzazioni umanitarie e le Nazioni Unite hanno già lanciato diversi appelli per l’apertura di corridoi umanitari e per un cessate il fuoco immediato. Il bilancio delle vittime potrebbe ulteriormente salire nelle prossime ore, mentre i soccorritori continuano a cercare tra le macerie. Intanto la comunità internazionale osserva con crescente allarme l’inasprirsi del conflitto e le sue conseguenze devastanti sulla popolazione civile.