Nel cuore bollente del Medio Oriente, un conflitto strisciante si è trasformato in un confronto diretto: Israele ha colpito obiettivi militari iraniani dopo l’attacco missilistico condotto da Teheran lo scorso aprile. Lo scontro, finora limitato a una guerra per procura attraverso Hezbollah, Hamas e milizie sciite in Siria e Iraq, è entrato in una fase nuova. Il rischio più grande? Che l’Iran completi il suo programma nucleare militare, scatenando una corsa alle armi nella regione e un’escalation dagli esiti imprevedibili.
Il sogno atomico di Teheran
L’Iran ufficialmente nega di volere l’arma nucleare. Ma i servizi segreti israeliani, statunitensi ed europei concordano nel ritenere che il regime degli ayatollah abbia perseguito – almeno fino al 2003 – un programma segreto per dotarsi della bomba. Il trattato del 2015 (JCPOA) aveva congelato l’arricchimento dell’uranio, ma il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nel 2018, sotto Donald Trump, ha riaperto il vaso di Pandora. Oggi Teheran ha accumulato uranio arricchito fino al 60%, a pochi passi dalla soglia del 90% necessaria per un ordigno nucleare. E gli attacchi israeliani contro impianti e scienziati iraniani non hanno fermato la determinazione del regime. Anzi, l’hanno rafforzata.
Un Iran dotato di armi nucleari cambierebbe gli equilibri della regione:
• Israele, che possiede armi nucleari non dichiarate (ma mai confermate ufficialmente), non potrebbe più contare sulla sua deterrenza unilaterale.
• Arabia Saudita, Turchia ed Egitto potrebbero sentirsi costretti a sviluppare a loro volta un programma atomico.
• Si creerebbe un effetto domino in una delle aree più instabili del mondo, dove conflitti etnici, religiosi e geopolitici si intrecciano da decenni.
Chi sono le potenze nucleari nel mondo
Oggi, le potenze ufficialmente riconosciute dotate di armi nucleari sono cinque, secondo il Trattato di non proliferazione (TNP): Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito. A queste si aggiungono:
• India e Pakistan, in una corsa armata regionale fuori controllo;
• Israele, che non ha mai confermato il possesso di testate ma ne avrebbe tra 80 e 90 secondo stime indipendenti;
• Corea del Nord, che ha abbandonato il TNP e sviluppato testate nucleari con capacità missilistica crescente;
Il ruolo del controllo internazionale
Il controllo del nucleare è uno dei pilastri della sicurezza globale. Il TNP, firmato nel 1968, ha l’obiettivo di impedire la proliferazione, promuovere il disarmo e garantire l’uso pacifico dell’energia nucleare. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha il compito di monitorare gli impianti civili e segnalare le violazioni.
Ma oggi il sistema di controllo è sotto pressione:
• Gli accordi tra Russia e Stati Uniti sul disarmo sono in crisi.
• Il JCPOA con l’Iran è in stallo.
• La Corea del Nord continua i test missilistici.
• E la Cina sta ampliando il proprio arsenale, forse per arrivare alla parità strategica con Washington.
I rischi di una guerra nucleare
Il pericolo maggiore è l’uso tattico di armi nucleari in un conflitto locale, ad esempio in Ucraina o in Medio Oriente. Anche una sola esplosione nucleare limitata potrebbe avere conseguenze catastrofiche:
• Decine o centinaia di migliaia di morti immediati.
• Distruzione delle infrastrutture civili.
• Ricadute radioattive su scala regionale.
• Reazioni a catena imprevedibili, che potrebbero portare a un’escalation nucleare globale.
Uno studio del progetto Nuclear Famine della International Physicians for the Prevention of Nuclear War stima che un conflitto nucleare su larga scala tra Russia e Stati Uniti potrebbe causare oltre 5 miliardi di morti a causa del collasso climatico e alimentare globale.
L’attacco israeliano contro le infrastrutture militari iraniane, incluso un sito nei pressi della città di Isfahan (vicino a installazioni nucleari), è un chiaro messaggio: non verrà tollerata una bomba sciita in Medio Oriente. Ma ogni nuova escalation rende più difficile una soluzione diplomatica. E rischia di rafforzare le frange più dure del regime iraniano, proprio quelle più vicine al progetto atomico.
Il ritorno del rischio nucleare non è più solo un’eredità della Guerra Fredda. È un pericolo concreto, riemerso con forza in Ucraina, minacciato dalla Corea del Nord, e oggi di nuovo al centro del dramma mediorientale. La proliferazione nucleare, se non fermata, rischia di riportarci indietro di decenni. Non in termini di tecnologia, ma di civiltà.