Il Presidente Russo, Vladimir Putin, ha visitato un centro di controllo delle forze armate russe nella regione di Kursk. Durante la visita ha ordinato la rapida sconfitta delle forze ucraine nella zona occidentale della Russia, “il più presto possibile”. Questo intervento sembra essere un chiaro messaggio verso gli Stati Uniti, indicando che Mosca mantiene il controllo della situazione sul campo. I recenti progressi russi e i tentativi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di promuovere un accordo di pace, hanno sollevato preoccupazioni sul futuro della guerra, con il timore che Kiev, appoggiata dall’Occidente, possa essere sconfitta.
A ricevere Putin a Kursk, è stato il Capo di Stato Maggiore – Valery Gerasimov, secondo il quale le forze ucraine sono circondate e vengono “distrutte metodicamente”. I comandi militari hanno affermato che è stato liberato finora l’86% del territorio occupato, e 24 insediamenti solo negli ultimi cinque giorni. I prigionieri catturati nella regione russa di Kursk durante l’invasione ucraina saranno trattati “come terroristi secondo le leggi della Federazione Russa”, ha affermato Putin. Il Capo di Stato Maggiore Gerasimov, ha detto che sono circa 430 i soldati ucraini fatti prigionieri nella regione russa.
Nel frattempo, Steve Witkoff, inviato della Casa Bianca, sta arrivando a Mosca per discutere di una possibile tregua. La conferma è arrivata dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, attraverso le agenzie di stampa russe. Per la Russia, Crimea, Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk sono da considerarsi regioni della Federazione Russa, un principio sancito dalla Costituzione Russa. Il Presidente della Federazione Russa – Dmitrij Peskov, ha ribadito che questa visione è un “dato di fatto” evitando di commentare notizie secondo cui la Russia avrebbe fornito agli Stati Uniti una lista di richieste, tra cui il riconoscimento della Crimea e delle quattro regioni ucraine occupate.
Il Ministero della Difesa Russo invece ha dichiarato che le forze russe hanno preso il controllo di Sudzha, una località importante nella regione di Kursk, che era stata occupata dalle truppe ucraine.
Nel contempo, a Kherson, nel sud dell’Ucraina, un attacco russo con droni ha colpito un edificio residenziale, causando danni significativi, tra cui la rottura di centinaia di finestre e diversi incendi. Una donna è stata ferita nell’attacco, e alcune aree della città sono rimaste senza elettricità.
Il Ministero della Difesa russo ha inoltre reso noto che, durante la notte tra il 12 e il 13 marzo, i sistemi di difesa aerea russi hanno abbattuto 77 droni ucraini. I droni sono stati distrutti nelle regioni di Bryansk, Kaluga, Kursk, Voronezh, Rostov e Belgorod.
Infine, la Russia ha presentato agli Stati Uniti una lista di richieste per porre una fine al conflitto e ristabilire le relazioni con Washington. Secondo quanto riportato da “Reuters online”, non è chiaro cosa esattamente Mosca abbia incluso nella sua lista. Funzionari russi e americani ne hanno discusso nelle ultime tre settimane e descrivono le condizioni del Cremlino come ampie e simili alle richieste presentate in precedenza da Mosca, dalla mancata adesione di Kiev alla NATO, a un accordo di non dispiegamento di truppe straniere in Ucraina fino al riconoscimento della Crimea e di 4 regioni ucraine come russe.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, commentando i negoziati di ieri a Gedda tra Ucraina e Usa, ha dichiarato che “la formazione della posizione di Mosca su un eventuale cessate il fuoco nel conflitto russo-ucraino non avviene all’estero a causa di determinati accordi o degli sforzi di alcune parti, ma avviene all’interno della Federazione Russa. Le notizie principali per noi verranno da qui”, ha detto quindi Zakharova in un’intervista a radio Sputnik.
Il Portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha esortato a “non correre troppo” sull’ipotesi di un’accettazione della tregua di 30 giorni con l’Ucraina.