Sudan, una catastrofe nascosta. Tajani: “Strage dei civili va fermata”

Antonio Tajani

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani richiama l’attenzione sulla gravissima crisi che da due anni insanguina il Sudan, dove due generali al comando di eserciti contrapposti continuano a combattersi in una guerra civile sempre più brutale. “Nel Sudan – afferma Tajani in un’intervista al Mattino – due generali che controllano ormai due eserciti stanno provocando da due anni decine di migliaia di morti. È una strage che nessuno conosce fino in fondo”.

Secondo il ministro, le testimonianze che emergono in queste ore dai sopravvissuti all’assedio di El Fasher, nel Darfur, sono agghiaccianti: “Si parla di esecuzioni sommarie, stragi, bambini uccisi davanti agli occhi dei genitori”.

Sudan: El Fasher, la città martire del Darfur

Il capoluogo del Darfur è caduto dopo 18 mesi di assedio imposto dalle Forze di Supporto Rapido (Rsf), la milizia guidata da Mohamed Hamdan Dagalo, detta Hemeti, che si oppone alle truppe regolari del generale Abdel Fattah al-Burhan. Le violenze, denunciate da numerose organizzazioni umanitarie, hanno colpito in particolare i civili, con migliaia di vittime e intere comunità ridotte alla fame. “Il Sudan è una catastrofe nascosta di cui dobbiamo occuparci – ribadisce Tajani – la strage dei civili va fermata”.

Il rischio di crisi regionale nel Sahel

Il ministro degli Esteri italiano collega inoltre la situazione del Sudan a quella del Sahel, dove la destabilizzazione è crescente. Secondo Tajani, “i jihadisti puntano a prendere il controllo del governo del Mali e l’intera regione rischia una nuova ondata di crisi e violenze”.
L’Italia, spiega, segue con attenzione gli sviluppi e “continua a sostenere le iniziative internazionali per la sicurezza e la stabilità dell’Africa subsahariana”.

Tensione anche tra Stati Uniti e Venezuela

Tajani si sofferma infine sulla crescente tensione tra Stati Uniti e Venezuela. “È una crisi molto complessa – osserva – gli Stati Uniti stanno dispiegando una forza militare imponente via mare. Il governo italiano non ha riconosciuto il risultato elettorale indicato da Maduro, quindi in Venezuela non abbiamo un ambasciatore ma un incaricato d’affari”. Il ministro assicura che la Farnesina “segue da vicino, con le rappresentanze diplomatiche e con interventi diretti da Roma, le vicende di Alberto Trentini e di tutti i connazionali fermati”.