Si conclude una delle settimane più sanguinose degli ultimi mesi sul fronte ucraino, con pesanti attacchi reciproci che hanno colpito civili e infrastrutture da entrambe le parti. Sabato mattina due persone sono rimaste uccise a Kherson a seguito di raid russi con droni, mentre il bilancio di giovedì a Kiev parla di 31 vittime dopo un altro pesante bombardamento. Nel sud del Paese, la città di Mykolaiv ha subito nuovi lanci di missili che hanno distrutto abitazioni e danneggiato gravemente le infrastrutture civili.
Le tensioni si sono allargate anche oltre confine: i droni ucraini hanno colpito nella notte un deposito petrolifero nei pressi di Sochi, importante località turistica russa sul Mar Nero. Secondo quanto riferito dalle autorità locali, l’attacco ha scatenato un vasto incendio, spento solo grazie all’intervento di oltre 120 vigili del fuoco. Il sindaco di Sochi, Andrei Proshunin, ha assicurato che non si registrano vittime e che la situazione è tornata sotto controllo, anche se immagini circolate sui social mostrano imponenti colonne di fumo sopra il sito colpito. “Fortunatamente questa volta non ci sono state vittime. La situazione è completamente sotto controllo. Al mattino smantelliamo le macerie, aiutiamo le persone e riduciamo al minimo i rischi di crolli”, ha dichiarato Proshunin, aggiungendo che le squadre di monitoraggio stanno intervistando le vittime per fornire il supporto necessario.
Intanto, il governatore della regione di Krasnodar, Veniamin Kondratyev, ha confermato che l’incendio è stato innescato dalla caduta di detriti provenienti da un drone abbattuto, che hanno colpito un serbatoio di carburante.
Il ciclo di rappresaglie e attacchi conferma l’escalation del conflitto, in un quadro che vede la popolazione civile pagare il prezzo più alto e le infrastrutture strategiche sempre più spesso al centro degli scontri.