L’Italia del lavoro flessibile, tra opportunità e fragilità emotive: l’indagine

A cinque anni dallo scoppio della pandemia di COVID-19, il lavoro da remoto in Italia non è più un’eccezione emergenziale ma una realtà strutturale. Secondo una recente indagine condotta da Unobravo, piattaforma italiana di psicologia online, nel 2025 il 29% degli italiani lavora almeno in parte da remoto. Tuttavia, mentre l’organizzazione del lavoro evolve, emergono nuove sfide, in particolare sul piano del benessere mentale.

Flessibilità geografica: Foggia e Roma in testa

Le città italiane si stanno adattando in modo disomogeneo alla rivoluzione del lavoro flessibile. In vetta alla classifica figurano Foggia e Roma, entrambe con il 40% dei lavoratori impegnati in modalità ibrida o completamente da remoto. A Foggia la suddivisione tra full remote e ibrido è perfettamente bilanciata, mentre Roma privilegia il modello ibrido (26%). Seguono Bologna, Palermo e Trieste, quest’ultima con una quota significativa (18%) di lavoratori esclusivamente remoti, un dato raro nel panorama nazionale.

All’opposto, Prato, Taranto e Rimini faticano ad abbracciare questa trasformazione: solo il 13-17% dei lavoratori in queste città opera in modalità flessibile. Il gap potrebbe riflettere differenze infrastrutturali, digital divide o la maggiore concentrazione di settori che richiedono presenza fisica.

L’Italia del lavoro flessibile, i settori trainanti

A livello settoriale, marketing, pubblicità e PR si confermano i campioni del lavoro flessibile, con il 70% dei professionisti coinvolti in modalità remote o ibride. Seguono i settori Tech & IT (61%), immobiliare (55%) e media/musica (54%). Più indietro, comparti come sanità (16%), legale (18%) e retail (19%), ancora fortemente legati alla presenza fisica.

Smart working e salute mentale: un equilibrio delicato

Se da un lato il lavoro da remoto ha migliorato l’equilibrio tra vita professionale e personale per quasi la metà degli intervistati (46%) e ridotto lo stress quotidiano per il 33%, dall’altro lato emergono criticità significative. Il 22% degli italiani afferma che il lavoro flessibile ha avuto effetti negativi sulla propria salute mentale.

Tra le difficoltà più citate: la fatica a “disconnettersi” (27%); la solitudine (26%); la confusione tra sfera privata e professionale (23%); l’affaticamento digitale (22%).

La mancanza di interazione sociale e il senso di isolamento restano tra gli aspetti più delicati di questo nuovo paradigma.

Nomadi digitali: Cracovia regina delle mete europee

Per chi sogna una vita da nomade digitale, Cracovia si impone come la miglior destinazione europea del 2025. Il capoluogo polacco vanta una velocissima connessione internet (224 Mbps), un basso costo della vita (2.252 euro/mese) e coworking accessibili (158 euro/mese). Completano la top five: Amsterdam, Palma di Maiorca, Budapest e Siviglia, selezionate in base a parametri come sicurezza, attrazioni, qualità della vita e infrastrutture digitali.

L’Italia del lavoro flessibile: cosa possono fare i datori di lavoro

Secondo gli psicologi di Unobravo, le aziende devono farsi carico del benessere psico-emotivo dei propri dipendenti remoti. Come?

  1. Favorendo connessioni intenzionali: con check-in regolari, videocall informali e incontri dal vivo.
  2. Normalizzando il dialogo sulla salute mentale: parlarne apertamente crea una cultura di sicurezza e comprensione.
  3. Formando i manager: per intercettare segnali di disagio e intervenire precocemente.
  4. Offrendo supporto reale e accessibile: dai programmi di assistenza psicologica agli strumenti di mindfulness, fino alla possibilità di prendersi vere pause.

L’Italia si trova in una fase di transizione verso modelli di lavoro più flessibili, che promettono maggior benessere e libertà ma comportano anche nuove vulnerabilità. La sfida ora è accompagnare questo cambiamento con strumenti adeguati, politiche inclusive e una maggiore consapevolezza sui bisogni emotivi dei lavoratori. Perché il futuro del lavoro non sia solo una questione di connessione internet, ma anche di connessione umana.

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