Era affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, la giornalista Laura Santi è morta nella sua casa di Perugia dopo essersi auto-somministrata un farmaco letale. Accanto a lei, suo marito Stefano che le è sempre stato vicino anche negli ultimi anni di battaglia sul fine vita. A darne notizia è l’associazione Luca Coscioni della quale è stata attivista.
L’iter giudiziario per accedere al suicidio assistito
“Ha dovuto affrontare un lungo e complesso iter giudiziario, civile e penale, per vedere riconosciuto il diritto ad accedere al suicidio medicalmente assistito” – sottolinea l’associazione Luca Coscioni che ha seguito passo passo il suo iter. Dopo tre anni dalla richiesta iniziale alla Asl, due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo nei confronti dell’azienda sanitaria, “solo” nel novembre 2024 – si legge nella nota – ha ottenuto una relazione medica completa che attestava il possesso dei requisiti stabiliti dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale e a giugno 2025 la conferma dal collegio medico di esperti e poi del comitato etico sul protocollo farmacologico e sulle modalità di assunzione.
Il messaggio di Laura Santi
“La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a 100 anni e nelle condizioni più feroci, ma dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro”: sono parole molto forti che Laura Santi, ha deciso di affidare all’Associazione Luca Coscioni di cui è stata attivista e consigliera generale.
Laura Santi ha lottato a lungo per la libertà di scelta. Le sue ultime parole sono un testamento di coraggio, amore e determinazione. “Io sto per morire” – dice Santi. “Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai sto vivendo. O forse lo potete capire. State tranquilli per me. Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così. Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego: ricordatemi”.
“Sì, questo ve lo chiedo, ricordatemi”, ha ribadito. “E nel ricordarmi – ha proseguito – non vi stancate mai di combattere. Vi prego, non vi rassegnate mai. Lo so, lo so che lo fate già, però non vi rassegnate mai. Non vi stancate mai, anche quando le battaglie sembrano veramente invincibili”.
Parole che non sono solo un addio, ma un’esortazione alla mobilitazione civile e politica. Laura Santi, con la sua scelta, ha voluto ribadire che nessuno può decidere al posto di chi soffre. La sua voce, ora che si è spenta, continuerà a risuonare in chi crede che la libertà debba valere fino all’ultimo respiro.