Venerdì nero, sciopero dei trasporti: disagi a Roma e in tutta Italia

Bus Atac Roma

Venerdì nero a Roma e in tutta Italia a causa dello sciopero generale indetto dai sindacati autonomi Usb, Cub e Cobas. L’astensione dal lavoro coinvolgerà numerosi settori, dalla sanità alla scuola, ma i maggiori disagi si attendono soprattutto nel comparto dei trasporti.

Treni e trasporto pubblico locale

Le Ferrovie dello Stato hanno annunciato che lo sciopero avrà inizio alle ore 21:00 di giovedì e terminerà alle 20:59 di venerdì. Sono garantite, però, alcune fasce orarie per i pendolari: dalle 6:00 alle 9:00 del mattino e dalle 18:00 alle 21:00 per i servizi regionali. Anche il trasporto pubblico locale potrà subire variazioni, con fasce di garanzia che cambiano in base alla regione.

Trenitalia ha invitato i viaggiatori a informarsi prima di mettersi in viaggio, segnalando possibili cancellazioni totali o parziali di Frecce, Intercity e treni regionali.

Voli aerei

Anche il settore aereo non sarà immune dagli effetti della protesta. L’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) ha chiarito che durante lo sciopero, della durata di 24 ore, dovranno essere comunque garantiti i voli di Stato, militari, sanitari, di emergenza e umanitari, oltre ai voli programmati in partenza tra le 07:00 e le 10:00 e tra le 18:00 e le 21:00. I collegamenti con le isole saranno assicurati. La compagnia Ita Airways ha già annunciato la cancellazione di 34 voli nazionali e internazionali.

stazione milano-ritardi

Metalmeccanici in protesta per il contratto

Nella stessa giornata è previsto anche uno sciopero di 8 ore da parte dei sindacati dei metalmeccanici (Fiom, Fim e Uilm), che rivendicano il rinnovo del contratto scaduto da quasi un anno e che coinvolge circa 1,5 milioni di lavoratori. Sono previste manifestazioni regionali e interventi dei leader sindacali: Michele De Palma (Fiom) a Napoli, Ferdinando Uliano (Fim) a Bologna, e Rocco Palombella (Uilm) a Mestre.

Motivazioni dello sciopero

L’Usb ha spiegato che la mobilitazione nasce dalla volontà di contrastare le politiche del Governo Meloni, definite “belliciste”, e per chiedere adeguamenti salariali. Secondo il sindacato, l’aumento delle spese militari — tra difesa europea e impegni Nato — rischia di mettere in ginocchio il Paese. I lavoratori, denunciano, si ritrovano sempre più poveri mentre le crisi industriali si moltiplicano e i rinnovi contrattuali non compensano l’inflazione.