L’esplosione, avvenuta intorno alle 22, ha devastato l’auto del giornalista Rai e quella della figlia. Nessun ferito, ma solo per caso. Ranucci: «Non credo alle coincidenze, avevo appena annunciato i nuovi temi di Report».
Un boato improvviso, poi le fiamme e la paura. A Campo Ascolano, frazione di Pomezia a sud della Capitale, nella notte tra martedì e mercoledì un ordigno è esploso sotto l’auto di Sigfrido Ranucci, giornalista Rai e conduttore di Report. La deflagrazione è avvenuta poco dopo le 22, in una tranquilla via residenziale. L’esplosione ha distrutto completamente la vettura di Ranucci e quella di sua figlia, parcheggiata accanto, e ha danneggiato la facciata dell’abitazione.
Solo il caso ha evitato una tragedia. La figlia del giornalista, infatti, era passata davanti all’auto pochi minuti prima dello scoppio. «Potevano ammazzarla», ha dichiarato un Ranucci visibilmente scosso, parlando al telefono con il Corriere della Sera intorno alle due di notte.
Il post pubblicato sul profilo ufficiale della trasmissione Report ha confermato la gravità dell’episodio:
«Questa notte un ordigno è stato piazzato sotto l’auto del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. L’auto è saltata in aria, danneggiando anche l’altra auto di famiglia e la casa accanto. Sul posto carabinieri, Digos, vigili del fuoco e scientifica. La potenza dell’esplosione è stata tale per cui avrebbe potuto uccidere chi fosse passato in quel momento».
Il giornalista ha spiegato agli inquirenti che l’esplosivo era collocato sotto la sua vettura, una Fiat 500, e che la detonazione è stata così violenta da scagliarne i resti a decine di metri di distanza. «Dai primi rilievi — ha aggiunto — sembra siano stati utilizzati circa un chilo di esplosivo». L’onda d’urto ha infranto i vetri, piegato i cancelli e danneggiato gravemente la carrozzeria della seconda auto, una Mini Cooper appartenente alla figlia.
Sul posto sono immediatamente intervenuti i carabinieri di Pomezia, gli artificieri, la Digos e i vigili del fuoco, che hanno domato le fiamme e messo in sicurezza l’area. La scientifica ha effettuato i rilievi per stabilire la natura dell’ordigno e le modalità dell’attentato. La Procura di Velletri ha aperto un fascicolo per attentato esplosivo aggravato, con l’ipotesi di un gesto intimidatorio legato all’attività giornalistica di Ranucci.

Il conduttore di Report non ha dubbi: «Non credo sia una coincidenza che questo sia accaduto pochi giorni dopo l’annuncio dei temi delle nuove inchieste del programma. È chiaro che qualcuno vuole fermarci o intimidirci, ma non ci riuscirà».
L’attentato arriva in un momento già teso per la trasmissione di Rai 3, finita di recente al centro di una polemica politica legata al cosiddetto caso Dell’Utri. Dopo una puntata dedicata alle relazioni tra l’ex senatore di Forza Italia e alcune figure di rilievo nel mondo economico e culturale, Marina Berlusconi aveva attaccato duramente la trasmissione definendola «pattume». Parole che avevano innescato un acceso dibattito sull’indipendenza del giornalismo d’inchiesta e sulla libertà di espressione in Rai.
Ora, l’attacco fisico contro Ranucci sembra rappresentare un salto di qualità inquietante. Non più solo polemiche, ma un atto di violenza vero e proprio, compiuto con modalità che richiamano quelle delle intimidazioni mafiose.
Secondo le prime ricostruzioni, l’ordigno sarebbe stato collocato sotto la parte anteriore dell’auto e innescato a distanza o con un timer. Gli inquirenti stanno analizzando i filmati delle telecamere di sicurezza della zona, alla ricerca di movimenti sospetti. Gli investigatori non escludono alcuna pista, ma l’ipotesi prevalente resta quella di un attentato mirato, legato alle inchieste giornalistiche.
Sigfrido Ranucci, 58 anni, è una delle figure più note del giornalismo televisivo italiano. Subentrato a Milena Gabanelli alla guida di Report, ha firmato inchieste che hanno spesso toccato poteri forti, affari opachi e scandali politici. Per il suo lavoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti, ma anche minacce e querele.
Nelle ore successive all’esplosione, i messaggi di solidarietà si sono moltiplicati. La premier Giorgia Meloni ha parlato di «un gesto vile e inaccettabile», ribadendo che «la libertà e l’indipendenza dell’informazione devono essere difese sempre». Il vicepremier Matteo Salvini ha espresso «totale solidarietà a Ranucci e alla sua famiglia».
Da sinistra, l’ex parlamentare Alessandro Di Battista ha scritto: «Quando le istituzioni attaccano la libera informazione e delegittimano chi denuncia, allora qualche balordo si sente autorizzato a fare ciò che è accaduto stanotte. Ranucci è un giornalista perbene e libero, avrebbe potuto morire».
Anche il deputato Marco Grimaldi (Avs) ha commentato con parole dure: «Chi ha messo quella bomba ha dichiarato guerra alla verità. Servono indagini rapide e protezione concreta per Ranucci e la sua famiglia».
Dalla Rai, la direzione generale ha espresso «piena vicinanza al conduttore e alla redazione di Report, patrimonio del servizio pubblico». L’Ordine dei Giornalisti e la Federazione della Stampa hanno chiesto che venga garantita «tutela immediata» al cronista e ribadito che «colpire Ranucci significa colpire il diritto dei cittadini a essere informati».
Intanto, nella zona dell’esplosione resta la paura. I residenti raccontano di aver udito «un boato fortissimo» e di aver visto «fiamme altissime» avvolgere le vetture. «Abbiamo pensato a un terremoto», ha detto una vicina di casa.
Mentre le indagini proseguono, Sigfrido Ranucci ha ringraziato per la solidarietà ricevuta ma non ha nascosto l’amarezza: «È stato un attacco vigliacco, ma non cambierà nulla. Continueremo a fare il nostro lavoro con la schiena dritta. Report non si fermerà».
Un’esplosione che poteva trasformarsi in tragedia, un segnale minaccioso che scuote il giornalismo italiano e richiama alla memoria i tempi più bui delle intimidazioni alla stampa. Ma, come ha detto lo stesso Ranucci, «l’informazione libera non si fa spaventare dalle bombe».