Cinquanta anni di “Lettera a un bambino mai nato”: il capolavoro intimo e scomodo di Oriana Fallaci torna in libreria

Oriana Fallaci

Compie 50 anni “Lettera a un bambino mai nato”, il libro più intimo e doloroso di Oriana Fallaci, un monologo struggente rivolto al figlio che non ha mai avuto. Uscito per la prima volta nel settembre 1975, il testo divenne rapidamente un bestseller internazionale, imponendosi come un’opera “pioneristica”, capace di affrontare temi universali e tuttora attuali come maternità, aborto, amore e libertà.

Per celebrarne il mezzo secolo, Rizzoli pubblica una nuova edizione speciale, in uscita il 23 settembre, identica nella veste grafica a quella originale voluta dalla stessa Fallaci. In quarta di copertina, una sua foto inedita scattata nel 1975 accompagna la nuova prefazione firmata da Francesca Mannocchi. L’elemento più prezioso è però la riproduzione anastatica della bozza manoscritta del libro, ritrovata in un “tipico quaderno di appunti” custodito in un cassetto della casa newyorkese della scrittrice e giornalista.

Il ritrovamento conferma l’origine autobiografica dell’opera, come spiega Edoardo Perazzi, nipote ed erede: “Da un punto di vista filologico non è una versione difforme, non ci sono capitoli che non ha pubblicato. Ma è incredibile quello che comporta: non solo la riprova che fosse un libro autobiografico ma che era una cosa che ha tormentato Oriana per tanti anni”.

Il quaderno è datato New York 1967, quasi dieci anni prima della pubblicazione ufficiale. Il ritrovamento sfata anche il “mito”, prosegue Perazzi, secondo cui l’opera sarebbe nata dall’inchiesta sull’aborto affidata a Fallaci dal direttore dell’Europeo.

“Nell’immaginario collettivo si associa con l’amore per Alekos Panagulis”, iniziato nel 1973 e segnato da un aborto spontaneo, “ma non è così: Oriana ha avuto più aborti spontanei, i bambini non riusciva a tenerli, e uno che l’ha particolarmente turbata ha generato questo quaderno”.

Sull’identità del padre, Perazzi ammette di non avere certezze. Sul motivo per cui Fallaci abbia scelto di raccontare un’altra versione dell’origine del libro, afferma: “La conclusione a cui sono giunto è che sia stato per una qualche forma di pudore. Oriana non ha mai avuto problemi a raccontare tutto di sé, Lettera a un bambino mai nato è proprio l’epitome di tutto questo”. “Come non sia impazzita scrivendolo, veramente è un mistero perché è una cosa talmente intima, catartica, fortissima. Credo che alla fine l’abbia fatto proprio per difendere se stessa in qualche modo, per prenderne un po’ le distanze in qualche maniera”.

Oriana Fallaci

La nuova edizione arriva a ridosso del ventennale della morte di Fallaci, scomparsa il 15 settembre 2006. Per l’occasione, è in preparazione una mostra celebrativa che debutterà a Milano, a Palazzo Reale, per poi toccare altre città.

Sarà un’esposizione “immersiva ma pure con tantissimi oggetti”, spiega Perazzi, tra cui un ruolo importante lo avrà proprio ‘il quaderno’ bozza della Lettera, e sarà “accompagnata da un catalogo che in pratica sarà un libro fotografico”. In lavorazione anche un documentario, e prosegue il lavoro sul fondo archivistico Fallaci, donato al Consiglio regionale della Toscana. Un lavoro “straordinario” condotto “dall’equipe di ricercatrici e archiviste della Biblioteca del Consiglio regionale della Toscana”, spiega Perazzi, ricordando che l’idea partì da Oriana stessa, insieme a Riccardo Nencini. Proprio in quel fondo, come rivelato nel 2016 da Cristina Manetti su Panorama, fu scoperto un dattiloscritto autografo in cui Fallaci scrive parole che confermano il senso profondo della Lettera:

“Non ho mai usato anticoncezionali perché, con la stessa intensità con cui ho sempre detestato e rifiutato il contratto matrimoniale, ho sempre desiderato avere un figlio. Uno dei più grandi dolori della mia vita è stato perdere il bambino che io e il mio compagno aspettavamo con orgoglio e allegria”.

“Lettera a un bambino mai nato” è una testimonianza di dolore e coraggio, che a cinquant’anni dalla sua prima pubblicazione, continua a interrogare le coscienze di intere generazioni.