Dalla grande tradizione rock inglese al blues più profondo: Clapton parla attraverso la voce della sua chitarra

Eric Clapton al Forum di Assago

Il doppio milanese di Eric Clapton al Forum di Assago ha rappresentato un viaggio emozionante tra classe rock britannica e passione per le 12 battute made in USA. Il leggendario chitarrista, “80 anni e non sentirli”, si è esibito in due serate di fila davanti ad un palazzetto stracolmo, dimostrando che l’eleganza non invecchia. Dal rock dei Cream e dei Derek And The Dominos ai classici del Delta blues, passando per le perle acustiche in stile unplugged, Clapton ha trasformato la sua chitarra in voce solista, regalando al pubblico milanese due serata da incorniciare. Alla sua veneranda età, dopo tre date consecutive presso il tempio musicale della londinese Royal Albert Hall, Slowhand si presenta in splendida forma, capace di alternare potenza e sentimento, grinta e malinconia, sempre con la sua inconfondibile cifra stilistica.

Il sipario si apre (puntualmente) su un mito vero

Alle 21:00 in punto – come da programma, anzi, con qualche minuto in anticipo – il buio cala sul Forum di Assago e il pubblico sa bene cosa sta per succedere. Non c’è spazio per attese né presentazioni: Eric Clapton, in completo scuro e chitarra nera, sale sul palco seguito dalla sua band di stelle. Tra loro, le storiche coriste Sharon White e Katie KissoonNathan East al basso, Tim Carmon alle tastiere, Chris Stainton e Doyle Bramhall II, oltre alla precisione ritmica di Sonny Emory alla batteria. Col primo brano siamo già in piena storia del rock: il riff di White Room dei Cream arriva come un’onda. Potente, precisa, travolgente.

L’anima del blues prende forma

Con Key to the Highway si entra nelle radici del blues, quello vero e viscerale. La band interagisce come un corpo unico: basso e hammond si fondono, le chitarre dialogano a meraviglia con Clapton alla guida ma lasciando spazio anche agli altri musicisti. Seguono I’m Your Hoochie Coochie Man e Sunshine of Your Love, classici senza tempo in grado che infiammano il pubblico, facendo vibrare all’unisono sia i tanti adulti attempati (riconoscibili per le loro magliette stinte con immagini di eroi musicali di un tempo passato) fino a giovanissimi fan che correranno poi verso l’uscita artisti, sperando in un un sorriso, un selfie, magari un autografo…

Il set acustico: silenzi che parlano

Dopo circa 40 minuti, Clapton si toglie la giacca e si siede. “Buona sera Milano”, dice in italiano, la Fender lascia il posto alla chitarra acustica, il palco si fa più intimo, iniziando la seconda parte del concerto in acustico. La voce e le dita in alcuni momenti mostrano i segni del tempo ma, paradossalmente, risultano ancora più espressive e cariche di sentimento. Kind Hearted Woman Blues e Nobody Knows You When You’re Down and Out toccano corde profonde. In Can’t Find My Way Home la voce passa all’esperto bassista Nathan East, mentre Tears in Heaven, dedicata al figlio Conordrammaticamente scomparso da piccolocala come un velo di emozione. Nessuna retorica, solo dolore trasformato in musica, anche se l’arrangiamento con quel sottile accento reggae aiuta a stemperare la commozione generale.

Il ritorno all’elettrico: la chitarra si fa messaggio

Lo show prosegue e Clapton cambia pelle ancora una volta. Il sound diventa più denso, più contemporaneo, senza mai perdere in eleganza. Da qui fino alla fine l’artista inglese suona con una chitarra coi colori della bandiera palestinese, mostrandola con orgoglio al pubblico. Badge apre questa parte dello show, ricordando ancora una volta i fasti del supergruppo Cream. Mentre Old Love – in una versione molto lunga, crea un momento di magica sospensione ipnotica, con il brillante intervento di Tim Carmon alle tastiere. Ancora blues elettrico con Cross Road Blues e Little Queen of Spades. , quest’ultima con un duetto emozionante fra le tastiere e la chitarra, un vero e proprio dialogo senza parole.

Gran finale e bis

L’immancabile Cocaine – scritta da J.J. Cale, anche se in molti credono che sia firmata da Clapton – conclude lo show con energia e coinvolgimento. Dopo una brevissima pausa, il bis arriva con Before You Accuse Me. Nessun discorso, i musicisti sul palco lasciano che sia la musica a parlare. Il Forum applaude, consapevole di aver assistito non solo ad un live di grande qualità ma ad una vera lezione di storia del rock da parte di un “grande vecchio” di immenso talento. Qualche incontentabile, a fine serata, lamenterà la mancanza di un classicone come Layla nella scaletta di entrambi gli show: Clapton, infatti, non la esegue più da un paio d’anni. D’altronde non si può avere tutto dalla vita… e poter sentire suonare una leggenda come lui è già tantissimo.