C’è chi in pensione si dà al giardinaggio e chi, come Roberto Vannacci, preferisce coltivare provocazioni. Generale, ex incursore, scrittore per scelta personale (e per disgrazia collettiva), Vannacci è diventato in pochi mesi il megafono più rumoroso dell’estrema destra italiana. Con Il mondo al contrario, autoprodotto e strabordante di omofobia, razzismo e nostalgie autoritarie, ha trovato una strada alternativa al silenzio: il palco, il comizio, e ora anche Strasburgo.
Nel libro ha scritto tutto quello che si può dire per indignare una società democratica: «Cari omosessuali, normali non siete»; Paola Egonu “non rappresenta l’italianità”; e ancora: «Macché patriarcato! Cresciamo degli smidollati», «La polizia non manganella, sono gli studenti che si fanno manganellare», «Mussolini? Uno statista». Ha suggerito classi separate per i disabili, paragonato le femministe a “fattucchiere”, deriso il termine femminicidio («Allora chiamiamo commercianticidio l’omicidio di un tabaccaio!»), e confessato che da ragazzo, a Parigi, fingeva di perdere l’equilibrio in metropolitana per toccare la pelle dei neri. Una comicità involontaria che fa tremare i polsi più che sorridere.
Eppure, funziona. L’ex militare è stato eletto al Parlamento europeo con la Lega, dopo aver minacciato (blandamente) di creare un suo movimento. Ma niente avventure solitarie: meglio il Carroccio, dove l’aria è più familiare e le percentuali più generose. Così, dopo il bagno di folla a Pontida e la passerella al congresso della Lega, il 6 aprile si è preso pure la tessera del partito per diventarne vicesegretario, con un mandato non scritto ma chiarissimo: dire tutto quello che Salvini non può più permettersi, con il tono di chi è abituato a impartire ordini e non a discuterli.
Per Giorgia Meloni, che a destra ha costruito un’egemonia urlante ma tattica, Vannacci è un fastidio. Non ancora un problema, ma un ronzio insistente. Un uomo che parla con voce ferma a chi ha voglia di certezze semplici, anche quando sono sbagliate.
È il mondo al contrario, appunto. Ma qualcuno ci sta cominciando a credere davvero.
Tacco di Ghino