Cisl Medici Umbria: “Lo scudo penale non è impunità, ma civiltà giuridica”

Si è concluso con grande partecipazione il convegno promosso da Cisl Medici Umbria dal titolo “La responsabilità professionale medica: verso la depenalizzazione?”, ospitato all’Aula Mercati dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. L’incontro, presieduto dal segretario generale regionale Luca Nicola Castiglione, ha rappresentato un momento di riflessione di alto profilo su un tema che tocca da vicino medici, cittadini e istituzioni.

Tra i relatori, figure autorevoli del panorama medico e giuridico: la segretaria nazionale Cisl Medici Luciana Cois, il segretario confederale Cisl nazionale Sauro Rossi, il senatore Amedeo Bianco, relatore della Legge 24/2017, il professore Vittorio Fineschi dell’Università “La Sapienza” di Roma, la sostituta procuratrice Laura Reale, l’avvocato Domenico Francesco Donato, il risk manager Laura Paglicci Reattelli e il consigliere nazionale Cisl Medici Giuseppe Giordano.

“Scudo penale non significa impunità”

Nel suo intervento, Castiglione ha chiarito che il cosiddetto scudo penale non è una forma di protezione corporativa ma un atto di civiltà giuridica: “Ogni anno in Italia vengono presentate circa 15 mila denunce contro medici, ma solo il 3% si conclude con una condanna. Non si tratta di impunità: omicidio colposo e lesioni restano reati punibili. Lo scudo penale serve solo a consentire una graduazione della colpa, riconoscendo le difficoltà operative, le carenze strutturali e la complessità delle situazioni affrontate dai professionisti.”

Secondo il segretario, la depenalizzazione ridurrebbe la medicina difensiva, una pratica che spinge molti medici a prescrivere esami inutili per tutelarsi da possibili denunce. “Questo fenomeno costa all’Italia 11 miliardi l’anno e contribuisce ad allungare le liste d’attesa. Ridurre la medicina difensiva significa migliorare la qualità dell’assistenza e alleggerire la spesa pubblica.”

La legge in discussione e i suoi effetti

Il convegno ha approfondito il disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei Ministri, che prevede la punibilità solo in caso di colpa grave, introducendo elementi di valutazione più equi. L’obiettivo è rendere strutturale una tutela oggi temporanea, introdotta nel 2022 e prorogata fino al 31 dicembre 2025.

Il senatore Amedeo Bianco, autore della Legge 24/2017, ha ricordato come nacque la normativa: “Fu una legge di iniziativa parlamentare pensata per i cittadini e per i medici che rischiavano la rovina economica dopo errori non gravi. Oggi serve un passo ulteriore per correggere i limiti rimasti aperti.”

“Depenalizzare è un atto di civiltà”

Per la segretaria nazionale Luciana Cois, “la depenalizzazione è un atto di civiltà. Il medico non può vivere nel timore costante di denunce e aggressioni: la serenità professionale è condizione necessaria per garantire cure di qualità.”

Obiettivo: meno burocrazia e più fiducia

Il convegno ha ribadito che lo scudo penale non elimina la responsabilità dei medici, ma la rende più proporzionata e giusta, riconoscendo le reali condizioni in cui operano. È una riforma che punta a ricostruire la fiducia tra cittadini e operatori sanitari, riducendo costi, burocrazia e tempi di attesa.

Un medico sereno è un medico migliore – ha concluso Castiglione –. Questa non è una battaglia di categoria, ma una battaglia per la qualità del sistema sanitario e per il bene di tutti i cittadini.”