Gli emendamenti alla Legge di Bilancio promossi dal già ministro alla Famiglia Guidi e in discussione in queste settimane
In un Paese dove l’aspettativa di vita cresce e la longevità raggiunge nuovi record, la sanità è chiamata a compiere un passaggio copernicano: costruire «la cura che torna a casa», capace di accompagnare le persone nei loro ambienti di vita, nella comunità, con continuità e dignità lungo tutte le fasi della malattia, della vecchiaia o della fragilità.
In tale contesto, il senatore già ministro alla Famiglia Antonio Guidi presenta due emendamenti alla Legge di Bilancio con l’obiettivo di promuovere la medicina di prossimità, la continuità assistenziale, in virtù del diritto a una cura dignitosa dopo la fase acuta e nelle condizioni di fragilità.
Il primo emendamento, nato a seguito di un confronto con Associazione Confindustria Home and Digital Care e sulla base dell’esperienza di successo di alcune Regioni, introduce un regime stabile di dimissioni protette e cure domiciliari post-acuzie. Il secondo, elaborato con Aism e con il sostegno della SIN, estende e rafforza l’accesso alle cure palliative, in particolare per pazienti con malattie neurologiche gravi.
Dimissioni protette, DRG post-acuzie per pazienti fragili
Fino ad oggi, al termine di un ricovero, molti pazienti fragili erano costretti a una gestione frammentata: dimissioni in assenza di un progetto di assistenza domiciliare, elevato rischio di reingressi ospedalieri, carenza di continuità terapeutica. Con l’emendamento sulle dimissioni protette, il paziente potrà uscire dall’ospedale con un piano di cura domiciliare garantito. Le cure domiciliari sostituiranno o integreranno il ricovero, evitando accessi impropri al Pronto Soccorso e riducendo i rischi clinici derivanti da interruzioni della cura. Il meccanismo prevede l’impiego dei fondi già stanziati – 350 milioni annui dal 2027 per i DRG post-acuzie – pertanto non comporta nuovi oneri aggiuntivi.
Cure palliative, si apre alle malattie neurologiche gravi
L’emendamento per le cure palliative estende il diritto sancito dalla legge nazionale 38/2010 alle condizioni non oncologiche. Oggi, mentre i pazienti oncologici beneficiano di percorsi consolidati, le persone affette da malattie croniche e degenerative restano spesso escluse da un’assistenza palliativa strutturata, nonostante le evidenze scientifiche ne dimostrino l’efficacia nel migliorare la qualità di vita di pazienti e caregiver. In coerenza con le raccomandazioni dell’OMS e i documenti congiunti SIN–SICP, la proposta specifica che una quota del finanziamento aggiuntivo destinato alle reti di cure palliative sia prioritariamente indirizzata a queste patologie, così da favorire una presa in carico tempestiva, multidisciplinare e omogenea su tutto il territorio nazionale. L’intervento non comporta nuovi oneri. Si limita a specificare la destinazione prioritaria delle risorse già previste nel Fondo Sanitario Nazionale per l’attuazione della Legge 38/2010.
«In un’Italia che vede oggi oltre 2mila centenari in più rispetto all’anno scorso – ricorda Guidi, citando il dato più aggiornato diffuso dall’ISTAT — la sfida non è solo far vivere più a lungo, ma farlo con dignità e cura continua. Le dimissioni protette e le cure palliative sono un tassello essenziale per garantire che l’invecchiamento o la malattia diventino sinonimi di comunità e supporto».
Gli emendamenti, continua il neuropsichiatra, «marcano un cambio di paradigma: dal ricovero episodico alla cura integrata, dall’ospedale alla casa. È una proposta – è la conclusione – che vuole essere concreta, sostenibile e rispettosa della dignità delle persone, per costruire quel sistema di medicina di prossimità che il Paese reclama da tempo».







