Se la Democrazia Cristiana è stata la colonna portante dell’Italia del secondo dopoguerra, il Sud ha fornito alcuni dei suoi leader più influenti, capaci di coniugare il radicamento territoriale con un’azione politica di respiro nazionale e internazionale. Pieganti Mattarella, Emilio Colombo, Ciriaco De Mita, Riccardo Misasi, Giovanni Gioia, Vincenzo Scotti e tanti altri. Il Sud fu fucina di statisti, parlamentari e ministri che hanno segnato la vita pubblica italiana.
Emilio Colombo (Basilicata, 1920–2013) Originario di Potenza, Colombo è stato uno dei padri costituenti, parlamentare ininterrottamente dal 1948 al 2003 (record assoluto), più volte ministro, Presidente del Consiglio (1970-72), Presidente del Parlamento Europeo, e infine senatore a vita. Colombo rappresentava una DC, europeista, popolare, attenta al Mezzogiorno. Fu tra i promotori del Piano di Rinascita del Sud e tra i principali artefici della politica agraria e industriale meridionale. Il suo stile era sobrio, austero, ma efficace. Rimane una figura di assoluto rilievo istituzionale
Ciriaco De Mita (Campania, 1928–2022) Nato a Nusco (Avellino), è stato segretario nazionale della DC (1982-89), Presidente del Consiglio (1988-89), più volte ministro e a lungo uno dei massimi dirigenti del partito. Teorico del “partito pensante”, De Mita rappresentava la corrente della sinistra democristiana, e tentò una modernizzazione del partito in senso sociale e culturale. Conosciuto per il suo linguaggio sofisticato e per un pensiero politico profondamente radicato nella dottrina sociale cristiana, fu anche avversario interno di Andreotti e dei poteri forti nella DC romana
Riccardo Misasi (Calabria, 1932–2000) Cattolico sociale e intellettuale raffinato, fu ministro della Pubblica Istruzione e del Mezzogiorno, nonché figura chiave nella sinistra interna della DC. Fu tra i pochi leader meridionali capaci di coniugare cultura e governo, riformismo e radicamento territoriale. Nato a Cosenza, fu vicino a Moro e poi ebbe un legame fortissimo con Ciriaco De Mita, divenendo uno dei suoi principali collaboratori durante la segreteria politica di De Mita. Ha lasciato una traccia profonda nella scuola pubblica e nella difesa del ruolo dello Stato nel Mezzogiorno.
Giovanni Gioia (Sicilia, 1914–1981) Fu segretario regionale della DC in Sicilia e potentissimo sottosegretario, noto per la sua capacità di organizzare il partito sull’isola, controllando enti pubblici, amministrazioni locali, cooperative e sindacati. Fu al centro di molte controversie (specie sul fronte clientelare), ma rappresentava un modello di potere organizzato, profondamente inserito nel tessuto della Sicilia rurale e urbana.
Calogero Mannino (Sicilia, nato nel 1939) Deputato per nove legislature, ministro dell’Agricoltura e del Mezzogiorno, è stato uno dei principali artefici della politica agricola nazionale e comunitaria. Palermitano, fu parte della corrente morotea e punto di riferimento della DC siciliana. Dopo Tangentopoli fu tra i fondatori dell’UDC. È stato anche uno degli ultimi a difendere pubblicamente l’idea di una nuova Democrazia Cristiana del XXI secolo
Piersanti Mattarella Ultimo in questo elenco, ma potrebbe essere probabilmente il primo, Figlio di Bernardo Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Piersanti fu una delle figure più limpide e coraggiose della DC meridionale. Eletto Presidente della Regione Siciliana nel 1978, promosse una linea politica di trasparenza, legalità e rinnovamento, cercando di rompere il legame tra politica e clientelismo mafioso che permeava la Regione. Si ispirava ai valori della sinistra DC, in particolare a Aldo Moro, e cercò di applicare alla Sicilia modelli amministrativi “alla Toscana”, improntati all’efficienza e alla moralità.
Il suo assassinio, avvenuto il 6 gennaio 1980 per mano della mafia, segnò un punto di non ritorno nella storia della DC siciliana e lasciò un’eredità civile che ancora oggi è simbolo di resistenza morale. Piersanti Mattarella incarnava una nuova classe dirigente, giovane, colta, europea, ancorata ai valori del cattolicesimo democratico ma decisa a modernizzare la pubblica amministrazione e a liberare il Sud dalla cappa dell’illegalità e del compromesso. La sua storia è una delle più alte espressioni etiche della Democrazia Cristiana del Sud.
Il Sud come fucina politica e scuola di classe dirigent
Il Mezzogiorno DC non era solo potere, ma anche scuola politica e amministrativa. Nei comuni, nelle province, nei consorzi, nei sindacati, nei patronati, negli enti religiosi e cooperativi, centinaia di giovani venivano formati alla politica come servizio, non come carriera. I leader sopra citati sono stati maestri, promotori di sviluppo, interpreti autentici delle istanze del Sud. Molti hanno lasciato scritti, fondazioni, archivi, testimonianze che ancora oggi potrebbero servire a una rinascita del centro politico.
Il grande patrimonio politico della DC nel Sud è stato dimenticato, archiviato o banalizzato. Eppure in quella generazione meridionale c’erano intelligenza politica, coraggio morale, etica del servizio, progettualità. Un partito che oggi voglia ricostruire un centro credibile non può che guardare a quella tradizione, non per nostalgia, ma per riscoprire una grammatica politica del radicamento, della concretezza e della coesione sociale.
Il dossier di Luca Falbo e Bruno Mirante