Cosa resta del sogno americano? In queste ore, molto poco. Il mondo osserva con sgomento ciò che sta accadendo negli Stati Uniti: la più antica democrazia moderna sembra smarrirsi sotto la guida di un presidente che gioca con il fuoco, alimenta paure e usa l’esercito come strumento di propaganda.
Donald Trump, tornato al potere tra slogan identitari e promesse irrealizzabili, ha perso ogni bussola. Il crollo nei sondaggi lo inchioda a un presente fatto di fallimenti. E per nascondere il vuoto, alza il volume della propaganda: “nemici interni”, “invasioni”, “città in fiamme”, ma solo nei suoi tweet. Nessuna minaccia reale, nessuna emergenza, se non quella della sua leadership in crisi.
Trump ha schierato i militari contro i suoi stessi cittadini. Non era mai accaduto prima, non così. Ha evocato uno stato di guerra per giustificare l’autoritarismo, usando parole che ricordano i tempi drammatici di Pearl Harbor, ma senza alcun nemico alle porte. La sua è una chiamata alle armi contro l’America stessa.
Chi protesta viene dipinto come criminale. Famiglie che vivono da anni negli USA vengono trattate come invasori da deportare. È la distorsione sistematica della realtà. È la costruzione di un nemico immaginario per distrarre dal vero fallimento: quello di una presidenza vuota, che ha tradito ogni promessa.
Dalla California, il governatore Gavin Newsom ha parlato alla nazione con voce rotta dall’emozione, difendendo la democrazia con parole che sembrano uscite da un altro tempo. Un tempo in cui la Costituzione era sacra, e non un ostacolo da aggirare.
Questa non è solo una crisi americana. È una crepa nel cuore dell’Occidente. È la prova che nessuna democrazia è al sicuro quando il potere viene usato per dividere, e non per unire.
E allora guardiamoli in faccia, uno per uno, i fallimenti di questa presidenza:
– L’economia, promessa in piena espansione, è ferma, con una crescita fragile e diseguale, mentre l’inflazione colpisce i più deboli.
– La tanto sbandierata “fine delle guerre” in 24 ore si è rivelata un’illusione: gli impegni all’estero non sono cessati, i teatri di crisi si sono moltiplicati e l’isolazionismo americano ha lasciato spazio ai rivali geopolitici.
-A Gaza, Trump ha lasciato mano libera al governo israeliano che sta commettendo una strage infinita, una carneficina folle.
– Il sistema sanitario è sempre più in crisi, le disuguaglianze si sono allargate, la classe media si è assottigliata.
-L’America di Trump è uscita dagli accordi internazionali per il clima di Parigi
-Trump ha lanciato un attacco senza precedenti alla scienza e alle istituzioni di ricerca e alle università. Restrizioni durissime su studi riguardanti sesso, genere, razza e disabilità.
– Nessuna riforma fiscale equa, nessun rilancio infrastrutturale, nessuna vera politica migratoria degna di una grande nazione.
– E la promessa di “unire l’America” si è infranta contro il muro più alto: quello dell’odio, delle divisioni e della paura.
Trump non sta governando. Sta mettendo in pericolo l’America intera.E con essa, l’idea stessa di democrazia.
L.F.