Su X sta dilagando una reazione che non ha bisogno di grandi regie organizzate né di hashtag studiati a tavolino. Migliaia di profili stanno postando la bandiera blu con le dodici stelle accompagnata dalla scritta “This is my flag”, “questa è la mia bandiera”. Un gesto semplice, ripetuto, quasi elementare, che però racconta uno stato d’animo preciso: la risposta europea allo shock provocato dalla nuova strategenza trumpiana sulla sicurezza nazionale e all’offensiva politica e simbolica scatenata da Elon Musk contro l’Unione europea.
Tra i primi a esporsi c’è stato Jacques Attali, consigliere storico di diversi presidenti francesi da Mitterrand a Macron, che su X ha scritto: “Questa è la bandiera di alcuni dei Paesi più liberi, pacifici e democratici del mondo. È anche la mia bandiera”. Un post che ha fatto rapidamente scuola, trasformandosi in un modello replicato migliaia di volte. Subito dopo sono arrivati quelli di figure apicali delle istituzioni europee, dalla presidente della Banca europea degli investimenti Nadia Calviño alla consigliera della Bce Isabel Schnabel. In Italia hanno aderito, tra gli altri, Enrico Letta e Carlo Calenda.
La campagna nasce come reazione diretta allo scossone politico arrivato da Washington. Il cosiddetto decalogo sovranista che accompagna la nuova linea del presidente segna, per molti osservatori europei, il tramonto delle relazioni transatlantiche così come sono state conosciute negli ultimi decenni. Un’impostazione percepita come ostile ai valori fondanti dell’Unione e orientata a sostenere movimenti populisti ed estreme destre nel Vecchio continente, con l’obiettivo dichiarato di mettere in discussione lo stato di diritto e gli equilibri democratici.
Ma non è solo la Casa Bianca ad aver acceso la miccia. A fare da detonatore è stata anche l’ultima offensiva del “padre padrone” di X, Elon Musk, che non più tardi di ieri ha incitato apertamente ad “abolire la Ue”. Proprio sul suo social è così partita la controffensiva simbolica a difesa dell’Unione. Una risposta che ha assunto subito la forma dell’orgoglio identitario, della bandiera esibita come segno di appartenenza e di resistenza politica.
Il contesto è reso ancora più incandescente dallo scontro tra Musk e Bruxelles. La Commissione Ue lo ha richiamato all’ordine solo due giorni fa infliggendogli una multa da 120 milioni di euro per scarsa trasparenza. La reazione del miliardario non si è fatta attendere ed è arrivata in forma brutale. Musk ha ricondiviso su X un’immagine che mostra la bandiera dell’Unione sollevarsi per rivelare sotto lo stendardo nazista con la svastica. Il profilo originale, identificato come “Alice Smith”, aveva accompagnato l’immagine con il commento “Il quarto Reich”. Musk l’ha rilanciata aggiungendo una sola parola: “praticamente”. Un gesto che ha amplificato lo scontro e contribuito ad allargare la frattura simbolica tra l’Europa e il suo social più potente.
È in questo clima che si moltiplicano i post blu. In tantissimi scrivono che quella bandiera “simboleggia l’unità, la libertà, la pace, la democrazia, l’eguaglianza, la civiltà, la diversità, lo stato di diritto, la scienza, la bellezza e la forza”. Esattamente i valori che, secondo chi aderisce alla campagna, l’impostazione del presidente e l’azione di Musk stanno apertamente colpendo. Una risposta che non passa da manifesti politici, ma da un gesto visivo ripetuto migliaia di volte nella stessa arena digitale controllata dall’imprenditore americano.
Accanto alla versione classica della bandiera, qualcuno sta postando anche una variante con la scritta “in varietate concordia”, il motto che richiama l’idea di un’unità costruita nella diversità. Un messaggio che rafforza l’interpretazione della campagna come difesa dell’identità europea nel suo significato più profondo, non solo istituzionale ma culturale e politico.
Ovviamente l’onda blu non scorre senza resistenze. Bot automatici e profili sovranisti sono scatenati e provano a arginare la marea replicando con bandiere nazionali, slogan antagonisti e insulti diretti. Ma un rapido sguardo alla piattaforma mostra che le adesioni a “This is my flag” sono già decine di migliaia e continuano a crescere, con rilanci da tutto il continente. Qualcuno, senza neppure ricorrere a metafore, ha aggiunto un esplicito “f..k you Elon” a corredo del vessillo europeo.
Il dato più interessante non sta però solo nei numeri, ma nella natura trasversale delle adesioni. Non è una mobilitazione di partito né una campagna pilotata da un’unica area politica. Dentro l’onda blu convivono istituzioni, politici, manager, cittadini comuni, profili culturali e accademici. Tutti uniti da un gesto simbolico che è diventato una risposta diretta al doppio attacco: quello politico proveniente dalla nuova linea statunitense e quello tecnologico e mediatico esercitato dal proprietario della piattaforma.
In questo senso, la battaglia che si sta combattendo su X non è solo una disputa tra tweet contrapposti. È uno scontro tra narrazioni, tra visioni del mondo che usano le stesse infrastrutture digitali per veicolare messaggi opposti. Da una parte chi invoca la dissoluzione dell’Unione, dall’altra chi ne rivendica pubblicamente l’esistenza come spazio di libertà, diritti e democrazia.
La risposta europea, partita proprio nel cuore del social di Musk, ha assunto così il carattere di una sfida diretta sul terreno più sensibile: quello dei simboli e dell’identità. E mentre bot e slogan si rincorrono, la bandiera blu continua a scorrere nei feed di X come un segnale che va oltre il semplice post. Non è uno scontro che si chiude in una giornata. È una frattura che, ormai, attraversa apertamente l’Atlantico e che sembra destinata a segnare a lungo il rapporto tra le due sponde.







