Il Conclave inizia con il giallo del silenzio: fumata nera in ritardo. Che è successo dentro la cappella Sistina?

Fumata nera del 7 maggio 2025

Poco dopo le 17,30 l’Extra Omnes — l’invito solenne rivolto a tutti i non elettori a lasciare la Sistina — ha sancito l’inizio del Conclave. Da quel momento, 128 cardinali elettori sono rimasti da soli, sigillati tra le mura affrescate da Michelangelo per iniziare il processo che porterà all’elezione del 267º Papa della Chiesa cattolica. La prassi prevede che nel pomeriggio del primo giorno venga celebrata una sola votazione, seguita dall’incenerimento delle schede con un sistema in grado di produrre la tipica fumata nera o bianca, se l’elezione ha esito positivo.

Secondo quanto comunicato dal Vaticano, la fumata era prevista attorno alle 19. Ma ieri sera, quando è scesa la sera su piazza San Pietro e le luci dei lampioni cominciavano a riflettersi sui sanpietrini lucidi, il comignolo della Sistina restava ostinatamente spento. Le telecamere delle reti televisive, le radio collegate in diretta, i cronisti appostati nelle logge: tutti hanno cominciato a chiedersi cosa stesse succedendo mentre il mondo intero guardava un comignolo che non dava alcun segno di vita.

Quando finalmente, alle 21 esatte, si è levata la colonna scura del fumo, il primo dato certo è arrivato: nessun Papa è stato eletto al primo scrutinio. Ma resta il mistero sul perché ci sia voluto tanto. E non sono mancate le teorie, anche le più strampalate.

Per i vaticanisti, è possibile che ci siano state due votazioni invece di una. Lo consentono le norme: se nel primo scrutinio pomeridiano un candidato raggiunge un consenso elevato — magari senza ancora toccare i due terzi richiesti — può accendersi il tentativo di “battere il ferro finché è caldo”, e i cardinali decidono di procedere con un secondo voto consecutivo, nella speranza di raggiungere l’intesa. In questo scenario, è plausibile che un primo scrutinio abbia portato uno o più nomi a un livello di consenso significativo, ma non sufficiente per proclamare l’elezione.

C’è anche chi sussurra scenari più clamorosi, da Habemus Papam di Nanni Moretti: un Papa eletto che avrebbe rifiutato l’elezione, gettando il Conclave in uno stato di sospensione e riflessione. Non sarebbe la prima volta che un porporato, messo di fronte alla Tiara, risponda con un “non sono degno”. Anche se oggi, con l’attenzione dei media e i riflettori del mondo puntati addosso, sarebbe un atto senza precedenti nella storia contemporanea.

C’è poi chi, con spirito più leggero, ha suggerito ipotesi molto meno teologiche: il camino si sarà inceppato? Il fumogeno non ha funzionato? Il comignolo ha avuto un attacco di timidezza? Sono battute, ovviamente. Ma che danno il polso di quanto la lunga attesa abbia spiazzato anche i più esperti osservatori. La tecnologia moderna non ha mai veramente domato il rituale del fumo. Basti pensare al conclave del 2013, quando la fumata bianca fu… grigiastra, gettando per qualche minuto in confusione anche le emittenti più blasonate.

Altri, più seriamente, ipotizzano che sia stata la meditazione iniziale del predicatore, padre Raniero Cantalamessa, a prendere più tempo del previsto. Nome omen, dicono i più ironici: Cantalamessa potrebbe aver davvero cantato a lungo. Il suo intervento spirituale, destinato a ispirare i cardinali, è uno dei momenti chiave dell’Extra Omnes, e potrebbe essersi protratto più del solito.

Di certo nessuna voce arriva da dentro la Sistina. Il segreto è assoluto. Ma come sempre, quando le informazioni si interrompono, iniziano le interpretazioni. E in attesa della prossima votazione – due al mattino e due al pomeriggio, da domani – il mondo continua a guardare verso il comignolo che fuma.

Infine, c’è anche chi sospetta un vero e proprio momento di impasse tra le diverse “cordate”: i riformisti legati al pontificato di Francesco, i conservatori raccolti attorno a figure come Müller o Burke, e i papabili di compromesso. Tra questi ultimi continua a restare in pole Pietro Parolin, Segretario di Stato e grande regista delle relazioni vaticane. Ma proprio il suo profilo così “perfetto” rischia di spaccare: troppo vaticano per i riformisti, troppo bergogliano per i tradizionalisti.

E così, si torna all’antico enigma del Conclave: nulla trapela, ma ogni gesto è un segnale. Ogni ritardo, ogni sbuffo di fumo, ogni pausa oltre il consueto diventa una storia. Il primo giorno si chiude senza Papa. Il mondo resta inchiodato a un comignolo e a un’esile scia di fumo.

Domani si riprende con quattro votazioni, due al mattino e due al pomeriggio. Chissà se, in mezzo ai canti latini e al fruscio dei fogli, qualcuno troverà la chiave dell’accordo. Chissà se la fumata bianca, quando arriverà, ci dirà che dopo tanto silenzio, Habemus Papam! E finalmente, un nome ha trovato casa tra le volte della Sistina.

Ma per ora, no. Solo una cosa è certa: non era questa la sera del Papa.

di Luca Arnaù