Un video che in poche ore ha fatto il giro del web: una Vescova che dalla Cattedrale Nazionale di Washington, durante la messa di insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, lo ha ‘richiamato all’ordine’ e lo ha spronato ad avere compassione e rispetto verso migranti e mondo lgbtqia+.
Infatti, il Presidente, durante il famoso discorso d’insediamento, aveva gettato fango su una serie di diritti: al woke e al non-binario, revocando le politiche di diversità, equità e inclusione dell’ex Presidente Joe Biden e affermando che la sua nuova Amministrazione riconoscerà solo due generi: quello maschile e quello femminile.
Ma chi è Mariann Budde? Nata nel 1959 e cresciuta in Minnesota negli USA. Ha conseguito un master in teologia al Virginia Theological Seminary e un dottorato presso l’University of San Francisco. È la prima donna a ricoprire il ruolo di vescovo della Diocesi Episcopale di Washington. Oggi nota per il suo impegno verso la giustizia sociale e i diritti umani. E’ una delle figure più influenti della Chiesa Episcopale Americana.

La Vescova Mariann Budde
Ricordiamo che già nel 2020, durante le manifestazioni del movimento Black Lives Matter in seguito alla morte di George Floyd, Budde aveva criticato Trump per aver utilizzato la Chiesa Episcopale di St. John a Washington come sfondo per una foto in cui teneva in mano una Bibbia. Budde aveva detto pubblicamente che Trump aveva strumentalizzato il luogo sacro per scopi politici, senza consultare la diocesi.
La Vescova coglie ancora una volta la palla al balzo e, dal pulpito della Cattedrale Nazionale di Washington, non fa sconti a nessuno: neanche all’ex tycoon. Un sermone che punta ad ammorbidire il Presidente e con fermezza critica tutte le sue teorie rivoluzionarie.
Ecco le sue parole: “Mi permetta, signor Presidente, di fare un ultimo appello. Milioni di persone hanno riposto la loro fiducia in Lei e come ha detto ieri alla nazione, ha sentito la mano provvidenziale di un Dio amorevole. Nel nome del nostro Dio, Le chiedo di avere pietà delle persone nel nostro Paese che ora sono spaventate. Ci sono bambini gay, lesbiche e transgender in famiglie democratiche, repubblicane e indipendenti, alcuni dei quali temono per la propria vita. Le persone responsabili per i nostri raccolti e puliscono i nostri uffici, che lavorano negli allevamenti di pollame e negli stabilimenti di confezionamento della carne, che lavano i piatti dopo che abbiamo mangiato nei ristoranti e lavorano nei turni di notte negli ospedali, potrebbero non essere cittadini o avere i documenti di residenza legale, ma la stragrande maggioranza degli immigrati non sono criminali. Pagano le tasse e sono buoni vicini. Sono membri fedeli delle nostre chiese, moschee, sinagoghe, gurdwara e templi. Le chiedo di avere pietà, signor Presidente, di coloro nelle nostre comunità i cui figli temono che i loro genitori vengano portati via, e di aiutare coloro che fuggono dalle zone di guerra e dalle persecuzioni nelle loro terre a trovare compassione e accoglienza qui. Il nostro Dio ci insegna che dobbiamo essere misericordiosi con lo straniero, perché un tempo eravamo tutti stranieri in questa terra. Che Dio ci possa concedere la forza e il coraggio di onorare la dignità di ogni essere umano, di dire la verità l’uno all’altro con amore e di camminare umilmente l’uno con l’altro e con il nostro Dio, per il bene di tutte le persone, il bene di tutte le persone in questa nazione e nel mondo. Amen”.
Donald Trump non si sarebbe mai aspettato un discorso di questa intensità, o forse avrebbe dovuto aspettarselo. Infatti, sui social accusa la Vescova di aver utilizzato dei toni sgradevoli nei suoi confronti e dichiara: “Questo pseudo-Vescovo che ha parlato al National Prayer Service martedì mattina, era una radicale di sinistra che odia Trump con accanimento. È stata sgradevole nel suo tono e non è stata né convincente né intelligente. Lei e la sua chiesa devono delle scuse al pubblico!”.