Zelensky in Danimarca, Europa rafforza il sostegno a Kiev

 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scelto Aarhus, cuore della presidenza danese del Consiglio UE, per rilanciare l’allarme: senza il sostegno americano, la resistenza di Kiev rischia di indebolirsi. A rendere ancora più teso il contesto, la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin, definita interlocutoria, ma preoccupante nei toni e nelle implicazioni: lo zar ha ribadito che Mosca non rinuncerà ai propri obiettivi.

Zelensky ha ottenuto nuove rassicurazioni da Mette Frederiksen, Ursula von der Leyen e dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa: il sostegno militare dell’Unione non verrà meno, anche in caso di disimpegno statunitense. Proprio Von der Leyen ha sollecitato gli Stati membri ad attivare SAFE, il nuovo strumento europeo per progetti comuni nella difesa, dichiarando che “serve anche a difendere l’Ucraina”.

La Danimarca si candida a guidare una fase nuova: aprire alla produzione di armi ucraine nei singoli Paesi europei. Una mossa strategica per rafforzare Kiev, ma che non può sostituire, come ha ammesso lo stesso Zelensky, il supporto tecnologico degli Stati Uniti. “Contiamo ancora su Washington, soprattutto per sistemi come i Patriot”, ha dichiarato il leader ucraino a poche ore da un nuovo contatto diretto con Trump.

Ma a Bruxelles cresce la sfiducia nei confronti di un’America guidata dall’ex presidente. Frederiksen è stata netta: “Se gli USA fermano l’invio di armi, è un passo indietro per UE e Nato”. Per la Commissione, però, la crisi è anche un’opportunità: “È il momento di aumentare i nostri sforzi”, ha ammonito Von der Leyen.

Intanto, l’Ue accelera anche sul fronte politico. L’ingresso dell’Ucraina resta tra le priorità del semestre danese, nonostante il veto ungherese. L’obiettivo è chiaro: aprire tutti i cluster negoziali entro la fine del 2025, e attendere un nuovo clima politico a Budapest. “Non dobbiamo perdere tempo”, ha ribadito Costa. “Invito accettato”, ha replicato Von der Leyen, tra gli applausi della cerimonia inaugurale della presidenza danese, nella City Hall di Aarhus.

In una città soprannominata “la città del sorriso”, i toni sono stati gravi e decisi. “Viviamo in un’epoca di predatori – ha detto Frederiksen – ma l’Europa non sarà preda”. Un messaggio netto, nel cuore della nuova Europa della difesa.